Fallite le consultazioni al Colle: non c’è alternativa a Berlusconi

Giornata di colloqui informali al Quirinale con i vertici di Pd e Terzo Polo. Napolitano è fermo con l'opposizione e irremovibile: "Nessuno mi chieda un intervento. Io registro i fatti e le posizioni". La richiesta fatta ai democratici: un'intesa largamente condivisa. Ci sono pochi margini anche per un governo tecnico. Faccia a faccia pure con Tremonti che invoca un passo indietro del Cavaliere

Fallite le consultazioni al Colle: non c’è alternativa a Berlusconi

Roma - Il colloquio è amichevole, ma anche franco e in qualche momento persino brusco. L’incontro è sereno e pure fattivo, però alla fine non molto producente. No, almeno a soppesare gli aggettivi che trapelano, non è davvero una simpatica rimpatriata tra compagni da partito quella che in serata si svolge nell’ufficio di Giorgio Napolitano. A rapporto c’è l’intero stato maggiore democrat. Sono saliti addirittura in cinque, Bersani, Letta, Bindi, Finocchiaro e Franceschini, e tutti e cinque si sentono rivolgere un’unica domanda-chiave: fino a che punto si spinge il vostro senso di responsabilità? «Caro presidente - risponde il segretario del Pd - finché Berlusconi resta al suo posto, ogni misura sarà inutile». Ma se Bersani spera che sia il Quirinale a licenziare il Cav, ha sbagliato i conti: «Nessuno mi chieda un intervento. Io registro i fatti e le posizioni».
Alla fine della prima giornata di consultazioni «informali», il capo dello Stato può quindi mettere agli atti, con la chiusura del Partito democratico, il fallimento sostanziale del piano A, e cioè una moral suasion come ad agosto per trovare un’intesa «largamente condivisa» sul piano anticrisi da presentare a Europa e mercati. Non resta che il piano B, che non significa Berlusconi, ma la «verifica delle condizioni di una nuova prospettiva», un altro governo. Anche qui però il Colle ha poco margine. Mentre Bersani nel faccia a faccia fa capire chiaramente che sotto sotto punta alle elezioni, Angelino Alfano, che sarà ricevuto oggi con il Pdl, già dice che «non c’è alternativa a Berlusconi». Su questo punto il negoziato sembra arenato. Per il segretario del Pd «noi siamo pronti, con le nostre proposte, a corrispondere alle esigenze segnale dalla Ue, ma serve prima la discontinuità». Il premier si dimetta, poi, daremo una mano con «le nostre proposte», diverse quindi da quelle adesso sul tappeto che non piacciono ai sindacati. Siamo in alto mare.
Più o meno le stesse cose Napolitano se le sente dire dagli altri leader dell’opposizione consultati. Serve «una «scossa», una «svolta», un «segno per i mercati», dicono quelli del Terzo polo, anche loro saliti in nutrita delegazione: Casini, Rutelli, Cesa, Bocchino e Della Vedova. «L’Italia è un sorvegliato speciale - racconta Casini all’uscita - per il mondo abbiamo due problemi, la mancanza di credibilità del premier e la crisi di un Paese che non cresce. Al capo dello Stato abbiamo espresso la nostra disponibilità a concorrere a una fase politica che risolva questi due problemi».
I centristi si dicono pure disposti a votare il pacchetto chiesto dalla Bce. Ma non lo faranno senza ottenere prima un passo indietro del Cavaliere. Che Napolitano non ha alcuna intenzione di chiedere. Spiega Rutelli: «Il presidente garantirà le regole della nostra democrazia parlamentare», ossia, se il premier cadrà, farà un giro formale di consultazioni per vedere se esiste un’altra maggioranza. Ma non di più: «La svolta - insiste il leader di Api - può scaturire solo da un moto di responsabilità che arrivi dalle fila dell’attuale maggioranza».
Ancora più distante Antonio Di Pietro, rappresentato al Quirinale da Bersani. L’ex pm si aspetta una mossa del presidente: «Chiediamo al capo dello Stato che faccia il possibile perché il presidente del Consiglio venga sfiduciato». E per il dopo, l’Idv «è disponibile a un governo di larghe intese, ma con delle riforme che non facciano della macelleria sociale per far quadrare i conti».
Della maggioranza, l’unica faccia che spunta nello studio di Napolitano è quella di Giulio Tremonti, che resta a lungo e colloquio. Stando alle voci di Montecitorio, anche lui chiede il passo indietro del Cav. Proposta inaccettabile, secondo Angelino Alfano, che sul Colle ci salirà oggi, dopo la Lega, insieme ai capigruppo Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri: «Illustrerò la posizione del partito. In questa legislatura non c’è alternativa al governo Berlusconi». E Cicchitto: «Al capo dello Stato diremo che siamo disponibili a confrontarci con le opposizioni sul merito delle proposte».
E la mediazione del Quirinale si affida proprio a questo ultimo brandello.

Dopodiché il piano A sarà archiviato. Napolitano stasera metterà nero su bianco le sue valutazioni dopo questo primo giro di incontri. Ma prima di passare al piano B, c’è sempre la speranza che il Cav riesca a spuntarla ancora una volta.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica