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La famiglia che fa arrivare i pendolari in orario

Milano «Grippaudo editore» forse dice poco ma quella copertina giallo canarino con le grafiche un po’ retro, quella chiunque almeno una volta l’avrà vista. Niente di più facile visto che il Nuovo Orario Grippaudo, cioè il più famoso (e per decenni l’unico) orario dei treni italiani, è in circolazione dal 1945, quando Umberto Grippaudo, ferroviere a Milano, ebbe l’idea da pioniere. Prima suo figlio e ora i suoi nipoti continuano a sfornare quel libretto ogni sei mesi, lavorando in casa come ai vecchi tempi, ditta famigliare a tutti gli effetti. Ma l’edizione in edicola potrebbe essere l’ultima, dopo 63 anni di onorata carriera. «Questa volta sì, pensiamo proprio di chiudere» dice Anna Grippaudo, nipote del capostipite. Il problema? Soldi ovviamente. Perché Trenitalia da un anno ha deciso di quadruplicare il prezzo dei dati grezzi su arrivi e partenze.
Costi così insormontabili?
«Veda un po’ lei, da 5mila euro più iva sono passati, da un giorno all’altro, a 23mila euro. Questo solo per i dati semestrali, quindi in un anno arriviamo a 46mila euro. Noi così non andiamo avanti».
Ma perché questo aumento improvviso?
«E chi lo sa. Nel 2006 Trenitalia ha pubblicato sulla Gazzetta ufficiale un’offerta pubblica per la vendita dei dati ma a prezzi mai visti. E perché poi? Basta un’ora di lavoro di un loro operatore per raccoglierli».
E voi li avete comprati?
«Per forza, ma adesso siamo sul filo del rasoio. Abbiamo fatto ricorso all’Antitrust per abuso di posizione dominante, visto che Trenitalia è l’unica ad avere quei dati e visto che da qualche anno pubblica un suo orario. L’avrà visto».
Sinceramente, mai.
«Certo, perché se lei va in edicola e chiede l’orario dei treni le danno il Grippaudo. Però ci chiediamo se sia normale che Trenitalia sia libera di aumentarci così il costo dei dati essendo anche nostro concorrente per l’orario dei treni».
Quanto vendete?
«Questo non posso dirglielo».
A spanne.
«Nemmeno. Le posso dire che vendiamo bene, soprattutto al Nord, ma arriviamo in tutta Italia. Perché vede, secondo me il nostro orario è un piccolo pezzo di storia italiana, è stato nelle case di tre generazioni. Sarebbe triste se dovessimo chiudere».
Si racconta di gente che li colleziona.
«È vero. C’è anche qualcuno che vende i nostri vecchi orari su E-bay. Perché c’è un legame anche sentimentale con quell’oggetto. Già la primissima edizione del ’45 era gialla, proprio come adesso».
Una tradizione.
«Sì, tanto che a Milano la guida è diventata nota come “il gialin”».
Ma come venne l’idea a suo nonno?
«A quel tempo non c’era nessun orario dei treni e...».
Scusi, ma come facevano?
«Andavano nelle stazioni e chiedevano lì. Allora la gente prendeva pochi treni che avevano sempre lo stesso orario. Ma dopo la guerra le cose stavano cambiando»
E il nonno ebbe l’illuminazione.
«Era ferroviere, capostazione a Milano, e nel ’45 si convinse che l’Italia doveva avere questo strumento. E si mise al lavoro. Era pieno di idee, lo chiamavano il geniett».
E poi voi avete proseguito il suo lavoro.
«Sì prima il figlio Giovanni, mio zio, poi io e mia sorella Maria».
Ditta famigliare.
«Sì, è sempre stata così, anche se abbiamo anche qualche collaboratore. L’orario ci ha accompagnato da sempre, è parte della nostra vita. Pensi che io e mia sorella abbiamo fatto in modo che i nostri figli non nascessero a dicembre o a giugno, cioè sotto edizione, quando il lavoro è più pesante».
Vi arrivano i dati di arrivi e partenze, e voi che fate?
«Fino a due anni fa ci mettevamo lì manualmente, a disegnare i vari quadranti (cioè le diverse linee, ndr) e a controllare a voce che tutti i dati orari fossero esatti. Ora usiamo un programma informatico».
Un lavoraccio.
«Molto impegnativo, all’inizio ci aiutavano le nostre compagne di università. Mi ricordo tutte noi in cucina con questi fogli enormi sul tavolo».
Cioè la casa editrice è in casa?
«Sì in casa, c’è uno studio dove lavoriamo. Siamo piccoli, per quello ci dicono che siamo matti a metterci contro un colosso come Trenitalia».
Quanto tempo vi porta via il lavoro sull’orario?
«Purtroppo ci mandano i dati sempre con enorme ritardo per cui siamo costretti a fare tutto in pochi giorni prima di andare in stampa».
Questo ogni sei mesi. E il resto del tempo?
«Eh ci sono un sacco di cose da fare. Ci sono tutte le linee secondarie, gli orari dei traghetti, degli aerei. E sa cosa le dico? Che tutti gli altri non solo ci forniscono gratis i dati, ma ci ringraziano pure».
Ma pubblicate altro oltre all’orario?
«No, solo l’orario dei treni».
Be’ renderà bene allora?
«Con i costi vecchi riuscivamo a stare nelle spese».
Ma non pensa sia superata da internet?
«Non credo. L’Italia non è fatta solo di gente che viaggia con il palmare, che va su internet. Non solo gli anziani, anche i pendolari, le mamme che accompagnano i figli, l’orario cartaceo è ancora utile. Infatti le nostre vendite non sono calate».
Comunica con i suoi «lettori»?
«Certo, ricevo centinaia di lettere o e mail ogni edizione. Danno consigli, fanno domande, segnalano qualcosa che andrebbe aggiunto».
Chissà cosa le scriveranno se dovrà chiudere.
«Spero non succeda mai».
E se succedesse voi che farete?
«Dovremo reinventarci tutto. In qualche modo faremo.

Ma ce la stiamo mettendo tutta per non sparire».

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