nostro inviato a Regensburg
La mattina celebra davanti a 250mila persone, e parla da Papa. Accenna alle «patologie e le malattie mortali della religione e della ragione» come il «fanatismo», spiegando che il Dio cristiano è amore e si è mostrato con il volto umano di Cristo. Il pomeriggio incontra gli ex colleghi delluniversità di Regensburg, lantica Ratisbona. Indossa i vecchi panni del professore e svolge una dotta lezione accademica sul rapporto tra fede e ragione, che non mancherà di provocare reazioni. Mette a confronto la visione religiosa dellislam con quella cristiana e afferma che guerra santa e conversioni ottenute «mediante la violenza» sono irragionevoli e contrarie «alla natura di Dio».
Il cuore dellintervento di Benedetto XVI è ribadire la ragionevolezza delle domande su Dio. Ma per arrivarci, il professor Ratzinger, che qui ha insegnato dogmatica, parte da un libro letto di recente: ledizione critica del dialogo che limperatore bizantino Manuele II Paleologo, nel 1391, «ebbe con un persiano colto su cristianesimo e islam». In uno dei colloqui, Manuele II «tocca il tema della jihad (guerra santa)». «Sicuramente limperatore sapeva che nella sura 2, 256 si legge: Nessuna costrizione nelle cose di fede. È una delle sure del periodo iniziale in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato. Ma, naturalmente, limperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa». Un modo indiretto per far comprendere come nello stesso libro sacro dellislam esistano possibili giustificazioni sia per latteggiamento pacifico, sia per quello che usa la violenza.
Poi il Papa cita la domanda brutale che Manuele II rivolge al suo interlocutore: «Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava». «Limperatore spiega poi minuziosamente aggiunge Benedetto XVI le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole» e «laffermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio». Affermazione evidente, per limperatore, formatosi nella filosofia greca, mentre «per la dottrina musulmana spiega ancora Ratzinger Dio è invece assolutamente trascendente. La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza».
La convinzione che agire contro la ragione sia in contraddizione con la natura di Dio è uneredità del pensiero greco, ma afferma Benedetto XVI esprime «la profonda concordanza tra ciò che è greco nel senso migliore e ciò che è fede in Dio sul fondamento della Bibbia». Si tratta di uneredità da difendere anche oggi, in quanto proprio lincontro tra fede cristiana e pensiero greco «ha creato lEuropa e rimane il fondamento di ciò che, con ragione, si può chiamare Europa». Il Papa ha quindi descritto vari tentativi di epurare questa componente greca dal cristianesimo, attuati nei vari secoli, per arrivare alla concezione moderna della ragione che porta a definire «scientifico» solo ciò che è matematico ed empirico. «È luomo stesso che con ciò subisce una riduzione» spiega il Papa, perché gli interrogativi «propriamente umani» sul senso dellesistenza, gli interrogativi della religione e dellethos, «non possono trovare posto nello spazio della comune ragione descritta come scienza». Ma questa, avverte Ratzinger, è «una condizione pericolosa» che porta a «patologie minacciose della religione e della ragione». Benedetto XVI rassicura gli interlocutori: il suo «tentativo di critica della ragione moderna» non «include assolutamente lopinione che ora si debba ritornare indietro, a prima dellilluminismo». Propone invece «un allargamento del nostro concetto di ragione e delluso di essa», chiedendo per la teologia «un suo posto nel vasto dialogo delle scienze».
Solo così, spiega il Papa professore nella sua lezione, «diventiamo capaci di un vero dialogo delle culture e delle religioni», del quale «abbiamo un così urgente bisogno».
Andrea Tornielli
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