Ma di cosa si lamentano a Downing Street? Ritrovarti un fannullone tra i corridoi del numero civico 10 più famoso di Londra è il minimo che ti potesse capitare quando per un posto pubblico si decide di assumere senza concorso, fidandosi della solita raccomandazione e di un curriculum evidentemente pompato. Che poi, invece che di un impiegato statale, si stia parlando del gatto Larry, poco importa. I risultati sono egualmente deludenti, da pronto intervento del ministro Brunetta. Due settimane fa, se ricordate, ci avevano annunciato, in pompa magna, il suo arrivo a casa Cameron, presentandocelo come la soluzione finale per fronteggiare lo sbarco, neanche fossimo a Lampedusa, di ratti clandestini che da mesi scorrazzano indisturbati lungo le stanze della residenza del primo ministro inglese. Avevano deciso di fare, come si suol dire, le cose in grande prendendolo dal Battersea Dogs and Cats Home di Londra. Come a dire, bastava la parola per mettere terrore nella colonia di ratti.
E così, Larry «The Cat», l’agente «Zampa Zampa Sette» con licenza di uccidere, ha preso possesso della sua nuova dimora sotto gli sguardi ammirati di quei residenti che pregustavano un rapido ritorno alla normalità prefigurando sue mirabolanti operazioni militari di derattizzazione, memori delle celebri gesta di Harry, il gatto della Thatcher, a cui attribuirono anche la presunta strage di una famiglia di pettirossi in giardino. Invece, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, Larry da acchiappatopi si è trasformato in acchiappasogni, specializzato sì a schiacciare ma solo interminabili pisolini. Il «First Cat» sfaccendato non solo non ha catturato, in tre settimane di permanenza, l’ombra di un solo topolino ma ha sfoderato il suo fantomatico istinto da killer, come una qualsiasi starletta hollywoodiana, unicamente per aggredire la reporter Lucy Manning che si è vista rifilare 4 enormi graffi sul braccio.
Per il resto, imperterrito, ha continuato la sua metamorfosi da gatto con gli stivali in gatto con le pantofole, ispirandosi più alle dormite del sonnecchioso Garfield che alle peripezie di James Bond. O meglio, qualcosa che lo rianima esiste. Pare, infatti, che, come i vecchi mediani degli anni Sessanta che si incollavano alle calcagna degli attaccanti più pericolosi, Larry abbia la fissa di aggredire alle caviglie chiunque gli capiti a tiro; ovviamente, purché non sia un topo. Per non parlare, poi, delle impeccabili giacche di Cameron, frutto dei migliori sarti di Savile Row, che sono drammaticamente piene dei suoi peli. Le malelingue che frequentano Downing Street hanno anche riferito di un persistente odore di cibo per gatti che ha invaso le stanze nelle quali, negli anni, si sono decise le sorti della nazione. A nulla sono serviti gli appositi deodoranti acquistati per scacciare gli aromi di croccantini e pappette.
I tabloid inglesi, neanche a dirlo, ci stanno sguazzando, ridicolizzano le prestazioni inesistenti del gatto fannullone e, di rimando, del suo illustre proprietario. Non è un caso: le sue gesta sono considerate alla stregua di quelle di un membro della famiglia reale, seguite con la massima attenzione ed interesse. «Ci era stato promesso un istinto da killer e la determinazione nel ripulire la politica, o quantomeno Downing Street - ironizza l’Independent on Sunday nel riportare le gesta di Larry - ma come è accaduto ad altri suoi colleghi ministri, l’ingresso al governo gli ha fatto perdere le sue buone intenzioni».
Gli esperti hanno subito affrontato il caso di questi pisolini reali spiegando ai sudditi di Sua Maestà che occorre avere grande pazienza.
Larry non chiede di meglio. Da buon politico, aspetta vegetando di concludere il suo mandato in modo da arrivare alla pensione. Intanto, i topi, continuano a ballare.
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