Nel luglio del 2006 il viceministro Vincenzo Visco liquidava i trasferimenti degli ufficiali di Milano come «unicamente riconducibili a esigenze di servizio». Oggi su quellazzeramento, anche la procura della Repubblica di Roma ha avviato unindagine. Il fascicolo è allo stato contro ignoti, ovvero non ci sono indagati. Ma potrebbe presto vivacizzarsi viste le ultime novità trapelate sulla vicenda e, soprattutto, la presenza di diversi testimoni oculari che hanno assistito alle pressioni e alle più o meno indirette minacce subite e segnalate dal comandante generale della Gdf Roberto Speciale. Ingerenze, intromissioni nella catena di comando delle Fiamme gialle messe nero su bianco da Speciale nel verbale redatto a Milano davanti allavvocato generale dello Stato Manuela Romei Pasetti. E che è stato trasmesso da Milano ad altre procure. A questa testimonianza si sono via via aggiunte quelle di almeno unaltra mezza dozzina di alti ufficiali sentiti sulla vicenda in diversi uffici giudiziari. Tra Milano e Roma.
Sono quindi tre le procure che, a titolo diverso, si stanno interessando alla vicenda. La procura generale di Milano che aveva aperto un procedimento disciplinare a luglio scorso appunto per verificare se i quattro ufficiali in voce di trasferimento avevano compiuto irregolarità. Era stato proprio il procuratore capo di Milano Manlio Minale a chiedere delucidazioni dopo aver appreso dal comandante generale Roberto Speciale che Vincenzo Visco aveva chiesto gli improvvisi avvicendamenti su Milano. Romei Pasetti ha ascoltato numerosi militari della Gdf, dallallora comandante in seconda Italo Pappa a quello attuale Sergio Favaro. I verbali dei generali pubblicati dal Giornale martedì e giovedì testimoniano che era il viceministro a voler disporre il cambio della guardia nelle caserme a Milano dove, tra laltro, si indagava sui furbetti del quartierino, Unipol compresa. E non si trattava di una iniziativa di routine. Proprio mercoledì il procuratore generale Mario Blandini ha affermato di non ravvisare nelle accuse di Speciale elementi che «con prepotenza» chiamino in causa Visco. Anche perché Speciale aveva poi avviato gli stessi trasferimenti chiesti da Visco. In realtà il comandante generale, come emerge dal suo interrogatorio, non dispose affatto gli avvicendamenti, ma il 14 luglio alle 20.15 dispose di inoltrare solo formale avviso dellavvio del procedimento. Una comunicazione burocratica alla quale non seguì nessun altro passo da parte della Gdf, tanto che Visco il 17 luglio alle 9.26 si infuriò con il comandante generale: «Mi disse che se non avessi ottemperato alle sue direttive erano chiare le conseguenze cui sarei andato incontro».
Laltra indagine è quella della Procura militare. Il capo Antonino Intelisano ha sentito nellistruttoria preliminare anche un ufficiale dellufficio personale che secondo qualche indiscrezione potrebbe aver rilevato aspetti rilevanti della vicenda. Anche in questo caso la procura militare indaga contro ignoti. In una fase ancora embrionale, invece, in giacenza da qualche tempo negli uffici giudiziari della capitale, è il fascicolo della procura ordinaria. Si tratta di uninchiesta classificata secondo il cosiddetto modello 45, ovvero quegli atti che allo stato «non costituiscono notizia di reato». Una sorta di «parcheggio» penale. La notizia era stata anticipata dal Tg1 nelledizione delle 20 di mercoledì sera. E ha trovato conferme negli ambienti investigativi della capitale.
Ancora non è noto se il fascicolo nasca da una denuncia o dopo che qualche altra procura ha inviato dei documenti per competenza. Sulla vicenda liquidata da Blandini e dalla Romei Pasetti come campagna elettorale, oggi sono pendenti a Roma due procedimenti.
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