Il mondo si è inginocchiato di fronte all’economia della Cina e adesso ne onora la bellezza. Infatti, anche il calendario Pirelli, perfetto sismografo dei mutamenti della bellezza fisica femminile, quest’anno è dedicato alla donna cinese.
Allora, Miss Mondo cinese è vera bellezza? Oppure un espediente non troppo compromettente per accattivarsi i favori sempre più necessari della potenza economica dei post-maoisti?
Direi che è vera bellezza, anche se può non piacere. Non è un controsenso. Siamo abituati a pensare che è bello ciò che piace: un pensiero sbagliatissimo perché (purtroppo) piacciono cose orribili o, al contrario, possono non piacere cose belle.
Una Miss Mondo cinese, di fronte a tante bellezze europee o americane, è difficile da mandare giù... se siamo onesti con noi stessi. Una difficoltà che non è legata ad alcun pregiudizio ideologico, ad alcuna cultura eurocentrica, ma più semplicemente al modo in cui generalmente ci formiamo un giudizio estetico.
Lasciamo per un momento da parte la bellezza femminile e prendiamo in considerazione il gioco del calcio. (È solo un esempio). Chi ha visto soltanto due o tre partite è ovvio che non sarà assolutamente in grado di esprimere un giudizio in merito: capirà poco o niente di come si sviluppa il gioco e, tanto meno, sarà in grado si stabilire se una partita sia bella. Se, invece, ne avrà viste molte e si sarà fatto una buona esperienza, gli sarà semplice esprimere un giudizio estetico sensato.
Questo vale anche quando si deve giudicare la bellezza femminile. È innegabile che noi abbiamo un occhio più allenato ad osservare le differenze delle donne occidentali e che, quindi, sappiamo valutarle con una certa sicurezza. Ma ormai la globalizzazione ci sta costringendo, da alcuni anni, ad oltrepassare i confini della nostra cultura e a misurarci con realtà molto diverse dalla nostra. Un tempo, la distanza che c’era tra noi e l’Oriente aveva il fascino dell’esotico, qualcosa di seducente perché misterioso, in grado di evocare una sensualità sconosciuta ma immaginata grazie a qualche foto, a qualche film. L’idea stessa di globalizzazione spegne la luce della fascinazione esotica, cancella l’avventura e il mistero: tutto si svolge dentro il cortile di casa. E in questo cortile c’è la donna cinese, quella indiana, quella thailandese. Ecco, allora, che bisogna imparare ad osservare, a guardare con nuovi occhi le immagini di mondi diversi, a imparare a riconoscere le differenze, che è il vero segreto per comprendere dove c’è bellezza.
Il gusto personale è un’altra cosa: posso essere d’accordo che quella cinese è molto bella, più bella di Monica Bellucci, ma a me piace di più la mia connazionale o, eventualmente, una cinese che mi ricordi la Bellucci.
Stefano Zecchi
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