Gianni Pennacchi
nostro inviato a Londra
Dove finisce la dichiarazione politica ben ponderata, e inizia lo sfogo umano liberatorio? Piero Fassino è sullaereo che lo sta portando a Londra per lincontro tra i leader socialisti europei. A bordo è stato appena servito lo spuntino, e il segretario della Quercia parla volentieri, non elude alcuna domanda. Più tardi, allarrivo, il suo portavoce Roberto Cuillo si raccomanderà di non dare alle parole di Fassino il crisma dellintervista, «è stata una chiacchierata informale» cerca di precisare. Però, forma o non forma, la sostanza cè. Perché Fassino accusa il Corriere della Sera di essere in campagna sistematica per «destrutturare i Ds», dunque sfida il suo direttore Paolo Mieli «a presentare una sua lista, se vuol far politica». Ma se questo era uno sfogo spontaneo, di certo è meditato il pieno sostegno a Sergio Cofferati, che va in parallelo alla lezione indirizzata a Fausto Bertinotti e Romano Prodi: la sicurezza «non è di destra né di sinistra», e chi «si candida a governare» ha il dovere di rispondere alle «esigenze dei cittadini». O vogliamo perdere le elezioni? Ancora una frecciata per Prodi e pure per Francesco Rutelli, seppure indiretta perché passa attraverso la dissociazione da Giuliano Amato: lInternazionale socialista non è affatto un mero «contenitore», anzi è la casa ove far convergere «tutti i progressisti»; anche la nostrana lista dellUlivo trova il suo referente europeo nel Pse.
Che il Pse non sia un semplice fiore di stoffa lo dimostra lattenzione di Blair, che prima di affrontare gli altri premier dellUe ha voluto illustrare le sue idee sulla politica economica agli altri compagni socialisti. Che da noi sia cambiato qualcosa da quando sè avviata la «riunificazione socialista» - sorvolate sulla contemporanea scissione tra Bobo Craxi e Gianni De Michelis - forse lo rivela che Fassino sè apprestato a volare da Blair (in classe economica), mentre Enrico Boselli ha disdegnato lappuntamento facendosi sostituire da Roberto Villetti (che viaggiava in business). Ma questo è «colore», si dirà. Resta che il segretario dei Ds si dice felice del passaggio del giovane Craxi nellUnione, certo la scissione non era auspicabile ma «non voglio entrare nelle vicende degli altri partiti», ancor più soddisfatto e felice lo è per la formazione della lista tra socialisti e radicali, «non è in concorrenza» col listone prodiano e anzi «persegue il medesimo obiettivo», cioè «lunità dei riformisti».
Ma è assai più gustoso lo sfogo contro il Corrierone, sgorgato dopo una battuta sui giornali in generale, «non dico di non leggerli per niente come fa DAlema, però ne leggo pochi altrimenti mi arrabbio». E giù col quotidiano che più di ogni altro «ce lha con noi» e scrive «cose non veritiere». La riprova? «Sfogliatelo, ogni giorno cè un articolo che spara a pagina cinque e un altro a pagina sette, poi cè sempre un fondo in prima». Scusi segretario, ma lei non sè mai lamentato con Paolo Mieli? «Come no, gli telefono tutti i giorni, ma non cambia mai niente». Da qui il suo «dispiacere», perché i Ds «sono una forza che rappresenta il 20% degli elettori», e il Corriere della Sera sembra essersi dato «come obiettivo, la destrutturazione del principale partito della sinistra italiana». Fassino non ha dubbi: «È un segnale che quel giornale fa politica. Ma se è questa lintenzione del suo direttore, lo sfido a farlo apertamente, presentando una sua lista e andando a raccogliere le firme per sostenerla».
Con ugual decisione difende il sindaco di Bologna, e non soltanto perché è del suo partito. Il segretario confida di avergli telefonato dandogli solidarietà e conforto, quindi spiega: «Cofferati cerca di dare una risposta a una domanda di sicurezza e legalità che viene dai cittadini, e cerca di farlo tenendo insieme il rigore con le esigenze di integrazione e accoglienza».
E le reazioni di Bertinotti? «Bertinotti deve trovare il coraggio di fare i conti con la domanda di sicurezza che viene da una città come Bologna, una città che è progressista per eccellenza», ribatte Fassino. Prodi però, sembra dar ragione a Bertinotti, o no? Netta è la risposta del leader della Quercia: «La mia posizione è chiara, e non da oggi. La sicurezza non è un tema né di destra né di sinistra. È unesigenza di chiunque governa e ha il dovere di fare politiche per rendere le città sicure. Lo so, cè una certa sinistra che dice: senza ingiustizie, le città sono più sicure. È vero che, almeno in parte, lillegalità nasce dalle marginalità, ma se si riduce la sicurezza si rischia di mettere in discussione anche la giustizia sociale».
Infine lInternazionale socialista, che Amato liquida ormai come un «contenitore» di scarsa efficacia. «Non sono daccordo», replica Fassino che pensando anche a Prodi e Rutelli ricorda come «chi voglia parlare del campo progressista europeo, non può prescindere dal Pse». Del resto, «è responsabilità della Dc, se il Ppe è diventato il partito dei conservatori», dunque anche la lista dellUlivo deve guardare al Pse.
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