Fassino voleva pubblicare tutte le telefonate

da Milano

Giuseppe Salvaggiulo «Spero che i testi delle telefonate vengano resi pubblici in modo che tutti possano constatare che si tratta di conversazioni puramente informative e che non c’è nient’altro che uno scambio di opinioni». Il desiderio viene espresso da Piero Fassino in una intervista all’Unità il 13 agosto dell’anno scorso. Il segretario dei Ds si riferisce alle telefonate con il presidente di Unipol Giovanni Consorte intercettate dalla Guardia di finanza su ordine della Procura di Milano e rivelate il giorno prima dal Corriere della Sera. Le stesse pubblicate in dettaglio dal Giornale nei giorni scorsi, che hanno provocato le proteste dei Ds. All’Unità Fassino dà questa spiegazione della vicenda: «È naturale che io mi informassi su come procedevano le cose; anche perché la vicenda è stata da altri quotidianamente gestita in chiave politica. Questo perché Fassino non si è ingerito in niente». Non evoca riservatezza, anzi estende la richiesta di divulgazione alle telefonate di tutti i protagonisti del risiko bancario: «Sarebbe interessante capire perché le intercettazioni riguardano sempre e solo una delle parti in causa. Sarebbe interessante sapere a chi hanno telefonato Abete e Della Valle, che cosa si sono detti. Come mai non lo sappiamo?». Il 14 agosto Fassino si fa intervistare dal Corriere della sera e ribadisce: «Chiedo che vengano rese pubbliche al più presto le intercettazioni telefoniche, così ogni strumentalizzazione potrà forse finire». Il 15 agosto scrive una lettera a La Repubblica per replicare a Eugenio Scalfari, che ha chiesto, riferendosi ai colloqui con il capo di Unipol: «Ma che cosa si sono detti?». Risposta di Fassino: «A Consorte non ho chiesto niente di più che informazioni sui caratteri dell’operazione Bnl e con lui ho scambiato reciproche opinioni sulla sua evoluzione. Nessuna particolare richiesta a me da parte di Consorte; né mie ingerenze sulle scelte di Unipol». È da sei mesi che i principali giornali italiani sono pieni di intercettazioni telefoniche sulle scalate ad Antonveneta e a Bnl. Alcune rivelatrici, altre irrilevanti. Non solo quelle già pubbliche perché contenute in atti a disposizione della difesa, non tutte di persone coinvolte in inchieste giudiziarie, non sempre di interesse pubblico (come gli sms di Anna Falchi al marito Stefano Ricucci). Nessuna eccezione per i parlamentari: sono stati pubblicati nomi, durata e finanche contenuto delle telefonate intercettate. Senza sollevazioni di popolo e senza inchieste giudiziarie. Il 6 agosto La Repubblica rivela che il 12 luglio Gianpaolo Fiorani ha parlato con Silvio Berlusconi con il cellulare di Emilio Gnutti e pubblica il contenuto di due telefonate del deputato Udc Ivo Tarolli con la moglie di Fazio. Nelle trascrizioni di altri colloqui citati anche Fassino, D’Alema, Prodi. Il 12 agosto il Corriere della sera riporta le intercettazioni di Consorte con parlamentari di sinistra. Titolo: «Affari e contatti politici nella battaglia di Unipol». L’articolo racconta che «con Fassino, Consorte ha contatti frequenti. Si cercano spesso, si parlano anche più volte al giorno». Seguono dettagli sulle conversazioni. Si ricostruiscono anche le telefonate con il deputato Ds Nicola Latorre. Un accenno anche ai contatti con Enrico Boselli e Marco Follini, leader di Udc e Sdi. Il Corriere della sera ha dato conto infine di conversazioni tra Fiorani e i deputati di An Pietro Armani e Filippo Ascierto. Ma la pubblicazione di telefonate di parlamentari non si esaurisce nell’inchiesta Antonveneta. Nell’ultimo mese, La Repubblica e il Corriere della sera hanno divulgato nei dettagli quelle tra il governatore siciliano Salvatore Cuffaro e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, avvenute due anni fa e intercettate dalla Procura di Palermo (Cuffaro: «Prego per te ogni mattina». Berlusconi: «Grazie di cuore»... e così via). Conversazioni che gli stessi giudici hanno ritenuto irrilevanti ai fini del processo a carico di Cuffaro, ordinandone la distruzione insieme ad altre 147 telefonate del presidente regionale con parlamentari.

Ma la documentazione è ancora intatta, perché alcuni pm si oppongono alla distruzione e vogliono chiedere alla Camera l’autorizzazione a utilizzarle. Nel frattempo le conversazioni finiscono sui alcuni giornali, senza sollevazioni di popolo a difesa delle garanzie costituzionali per i parlamentari della Repubblica. giuseppe.salvaggiulo@ilgiornale.it

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