Antonio Signorini
da Roma
«Il governatore di Bankitalia Antonio Fazio ha rassegnato le proprie dimissioni nelle mani del Consigliere anziano. Esse verranno presentate al Consiglio Superiore». A sancire la fine dellera Fazio è stato un comunicato che i fax di Bankitalia hanno trasmesso poco dopo le sedici. E che ha preso di sorpresa quasi tutti. È stata rispettata la tradizionale riservatezza che precede le scelte importanti di Palazzo Koch, tanto che, fino a pochi minuti prima dellannuncio ufficiale, in pochi erano disposti a scommettere sulla decisione più drastica.
Anche quando, poco prima di mezzogiorno, nelle sede di via Nazionale sono entrati due membri del Consiglio superiore della Banca dItalia, il decano Paolo Emilio Ferreri e Cesare Mirabelli, lipotesi più accreditata era ancora quella di una «autosospensione». Una formula che non è contemplata dallo statuto della Banca dItalia e che Fazio aveva già scartato a favore delle dimissioni, comunicate direttamente ai due membri del Consiglio e via telefono al governo. La decisione è arrivata significativamente alla vigilia del consiglio dei ministri che approverà la riforma di Bankitalia che lo avrebbe obbligato alle dimissioni, magari al termine di un periodo di transizione, in attesa dellinsediamento del successore.
Fazio ha scongiurato questo scenario. E le motivazioni sono spiegate nella nota: «La decisione autonomamente assunta con tranquilla coscienza - vi si legge - è volta a riportare serenità nel superiore interesse del Paese». Il comunicato ripercorre le tappe della presenza di Fazio in Bankitalia e i successi da governatore: labbattimento dellinflazione a metà degli anni Novanta, la «ristrutturazione» e il «consolidamento» del sistema bancario. Poi, soprattutto, la promozione «incessante» degli «interessi nazionali, in coerenza con gli interessi europei, nel rispetto della legge e con gli strumenti posti a disposizione dallordinamento» e «la valorizzazione dellindipendenza della Banca dItalia». Su questo «ricchissimo patrimonio, sullamore per listituto, sulla costante cura della sua autonomia il Paese può fare pieno affidamento».
Nessun accenno diretto alliscrizione nel registro degli indagati per la vicenda Antonveneta. I riferimenti sono chiari: la difesa dellitalianità delle banche, un sistema del credito più forte, il tutto nel rispetto della legge e senza mai uscire dai compiti che lordinamento affida alla banca centrale. Le vicende giudiziarie restano sullo sfondo, anche quando Franco Coppi, difensore di Fazio, va a Milano per trovare il Pm Greco.
I testimoni parlano di un Fazio «sereno e combattivo», accolto dal rituale applauso dei collaboratori e dei grand commis che è il saluto riservato ai vertici dello stato.
Lultima giornata da governatore è stata scandita soprattutto dalle telefonate. Una al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, uno dei pochi a credere nel passo indietro del governatore. Poi con il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, suo predecessore alla guida della massima autorità monetaria. E cè stato spazio anche per un colloquio con il ministro dellEconomia Giulio Tremonti. Un breve scambio di battute con lavversario di sempre che - ha riferito il direttore del Tempo Franco Bechis dopo una visita in via Nazionale - è stato improntato ad un tono cordiale. Il ministro avrebbe anche preannunciato un incontro per lo scambio di auguri.
Laffondo di Tremonti di venerdì scorso in coincidenza con la notizia dellindagine («È una situazione non più accettabile. O il governatore fa un passo indietro o il governo e il Parlamento devono fare un passo in avanti») è andato a segno, ma a via XX settembre e a Palazzo Chigi nessuno ha festeggiato. Prevale semmai la preoccupazione di fare approvare il più in fretta possibile la riforma del risparmio e arrivare alla nomina del nuovo governatore entro la fine della legislatura. Fino ad allora Bankitalia sarà guidata dal direttore generale Vincenzo Desario.
Il mondo politico ha accolto con favore le dimissioni. Qualche diversità di accento, al massimo, tra chi ha giudicato «tardiva» la decisione e chi invece ha preferito rendere lonore delle armi, come Berlusconi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.