«Fazio è stato ingannato. Anche da Fiorani»

Claudia Passa

da Roma

«Non ci sono state complicità prima, non ci saranno coperture dopo». Sarà «piena e totale» la difesa di Antonio Fazio di fronte alle accuse che gli verranno contestate. Non solo: «Se scopriremo che vi sono state rappresentazioni della realtà non veritiere, non ci tireremo indietro e non mancheremo di farlo rilevare».
Franco Coppi, difensore dell’ex governatore, non cede al gioco delle indiscrezioni. Non si sofferma su quanto trapelato dalle indagini sul caso Bpi/Antonveneta, né sulle accuse (come quelle che a Milano hanno portato Fazio sul registro degli indagati) non ancora notificate. Ma parla chiaro: «Fazio respinge ogni idea di complicità in eventuali fatti illeciti, si difenderà su tutta la linea, a 360 gradi, senza riguardi per nessuno». Appena le carte saranno sul tavolo, ha già chiara la prima mossa: «Verificare se da parte di chicchessia vi sono state rappresentazioni non veritiere, e in tal caso farlo rilevare. Non ci tireremo indietro, questo è certo».
Se «l’ipotesi di lavoro» della difesa porterà anche a denunce per calunnia contro chi avesse messo a verbale dichiarazioni tali da chiamare in causa Fazio in affari poco puliti, l’avvocato per il momento non lo specifica. Non entra nel merito prima della formulazione di precise contestazioni a seguito di indagini che Coppi auspica il più rapide possibile. Ma su un punto il legale è irremovibile: la difesa dell’italianità del sistema bancario «non è reato. Potrà essere un obiettivo discutibile dal punto di vista finanziario - spiega -, ma se non è perseguito con modalità illecite, e questo noi lo escludiamo, non è un reato». Il giurista non sollecita a Milano interrogatori per il suo assistito, perché al momento «non ve n’è ragione». Ma promette battaglia contro chi, «prospettando rappresentazioni della realtà non veritiere», potrebbe avere indotto l’ex governatore ad assumere decisioni considerate «singolari o criticabili». È inevitabile che il pensiero vada a Fiorani e al via libera per l’Opa su Antonveneta, ma Coppi non si sbilancia: «Può essere Fiorani, ma può essere chiunque». Di certo, «Fazio è convinto della correttezza e della buona fede del suo operato». Quanto all’ipotesi che qualcuno, non altrettanto in buona fede, possa averlo ingannato, il penalista afferma: «Avendo lui agito in buona fede, non si può non pensare che possa essere stato tratto in inganno. Da chi, come, dove e quando, è tutto da verificare».
A Palazzo Koch, intanto, chi ha parlato con Fazio prima, durante e dopo il terremoto che ha portato alle sue dimissioni, parla di un uomo «sereno». Di una tranquillità «non passiva, ma consapevole e decisa». Dello stesso avviso il suo difensore: «Se la causa si dovesse decidere sul suo stato d’animo - dice Coppi -, sarebbe già vinta per quanto lui è convinto della sua innocenza». E nella struttura che Fazio ha guidato per dodici anni sottolineano: «È sicuro d’aver intrapreso ogni passo con correttezza, nell’interesse di Bankitalia e del Paese». Nella Banca dove ha trascorso quarantacinque anni, l’ex governatore ha ancora molto da fare. «Avrà un nuovo ufficio - spiegano in Bankitalia -, e molto lavoro». Intanto, oltre a difendersi dalle accuse (e a contrattaccare) Fazio sarà impegnato a sistemare l’archivio personale, e l’immensa raccolta di libri che costituisce uno dei suoi maggiori orgogli.

A via Nazionale, l’appellativo che per oltre un decennio ha accompagnato il nome del banchiere di Alvito non ha ancora ceduto il passo al semplice «dottor Fazio». Lo chiamano ancora «il governatore», perché - dicono - «ci viene naturale così. Senza nulla togliere a Draghi, per carità, ma dobbiamo ancora vederlo all’opera... ».

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