da Milano
A lungo sottovalutata, trattata come un banale incidente di percorso, la crisi del settore immobiliare Usa è ora la spina nel fianco della Federal Reserve, «costretta» ieri a intervenire ancora una volta sul costo del denaro, con un taglio dello 0,25% sia sui Fed Fund (ridotti al 4,50%), sia sul tasso di sconto (al 5%). Anche se le tensioni inflazionistiche generate dalle ripetute fiammate delle quotazioni petrolifere avrebbero forse sconsigliato un nuovo alleggerimento della politica monetaria, il presidente Ben Bernanke e il board dellistituto (tranne un componente, in disaccordo) hanno preferito assumersi il rischio di una decisione tesa ad allontanare definitivamente leconomia dal pericolo della recessione. Ma hanno anche lanciato un avviso ai mercati: nel prossimo futuro, ulteriori aggiustamenti al ribasso potrebbero non essere più necessari. Un messaggio colto da Wall Street, ma non sufficiente per cambiarne in peggio lumore: il Dow Jones ha chiuso in rialzo dello 0,97% e il Nasdaq dell1,45%.
La decisione della Fed restringe naturalmente il divario con i tassi europei: il differenziale è ora appena di mezzo punto percentuale e potrebbe annullarsi se la Bce, proprio a causa delle spinte dellinflazione, decidesse di abbandonare la strategia di wait and see perseguita nellultimo periodo. Altrettanto naturalmente, la mossa di Washington va a impattare sui livelli di cambio, mettendo altra benzina nel motore delleuro, pronto ieri a ritoccare il massimo storico con un top di seduta a 1,4504 dollari, ma anche al made in Usa. La debolezza del biglietto verde è stata, non a caso, alla base dellinattesa crescita del 3,9% delleconomia a stelle e strisce nel terzo trimestre, periodo in cui si temeva dovessero manifestarsi gli effetti negativi causati dal virus dei mutui subprime, della crisi del settore del credito e delle turbolenze dei mercati finanziari. LAmerica, secondo i dati comunicati ieri, ha invece messo a segno il ritmo di sviluppo più robusto da inizio 2006 facendo leva sullexport (più 16,2%) e sulla spesa dei consumatori (più 3%).
Numeri che non devono comunque aver convinto del tutto Bernanke, nonostante un passaggio del comunicato diffuso al termine del Fomc (il braccio operativo in materia di politica monetaria) faccia riferimento alla «solida» espansione del terzo trimestre e alle difficoltà delle Borse «in via di assorbimento». Tuttavia, prosegue la nota, «il ritmo dellespansione economica rallenterà probabilmente nel breve termine, riflettendo parzialmente lintensificarsi della correzione del mercato immobiliare». Correzione ancora ben lontana dallessersi esaurita, come confermato dal segretario al Tesoro, Henry Paulson («Il settore casa è il rischio maggiore»), e come risulta evidente dai pessimi dati che ogni settimana arrivano dal settore del mattone. Lultimo dei quali ha indicato il maggior calo dei prezzi delle case degli ultimi sei anni in 20 aree metropolitane degli Stati Uniti.
Insomma, nelle intenzioni della Fed lintervento sui tassi, unito a quello effettuato in settembre, «potrebbe aiutare leconomia e promuovere una crescita moderata prossimamente». Resta però la variabile prezzi energetici.
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