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La fenomenologia del rigore ora diventa un campionato

Stasera a Milano un torneo unico: le squadre si sfidano esclusivamente dagli 11 metri. L’inventore è uno psicologo: "È la rivincita dei portieri, hanno solo da guadagnare"

La fenomenologia del rigore ora diventa un campionato

Non c’è nulla di meglio che risolvere le partite ai calci di rigore. Finalmente qualcuno l’ha capito. No, tanto per chiarire: calci di rigore ma senza le partite. Una liberazione da insopportabili novanta minuti di zero a zero e da fluviali manfrine. Un po’ come la formula uno: se tutto fosse risolto con la partenza, e il primo chilometro, sarebbe molto più divertente, anzichè trascinarsi in due ore di monotono room-room. Il benemerito che ha avuto la pensata di avviarci ad una via diversa del calcio è un appassionato di pallone, giocatore da tornei dilettantistici (a 29 anni se lo può permettere), psicologo dello sport (da qui la teorizzazione del rigore come momento del sublime divertimento) e abita nei pressi dello stadio di San Siro a Milano. Dunque perfetto per la parte. Questo signore, che si chiama Vanni Spinella, ha ideato e programmato per stasera (ore 21) al campo Baggio 2 di via Olivieri a Milano, nel complesso del centro sportivo Kennedy, un torneo a squadre per tiratori di rigori, chiamato «Penaltyteam».

Un campionato vero e proprio: otto squadre, due gironi, partite di andata e ritorno, poi semifinali e finali. Circa quattro ore ininterrotte di «penalty», 5 atleti per squadra, portieri che rischieranno di andar fuori di testa per la concentrazione, davvero una sorta di uno contro tutti anche se le porte saranno quelle di un campo «a sette», dunque più piccole di quelle regolamentari dei campi a undici giocatori. Minisfide fra squadra e squadra da 10 minuti l’una, cinque rigori a testa. Nel frattempo gli altri osservano, valutano, magari imparano e scoprono il trucco sul campo, senza bisogno di studiare una settimana al video. In caso di parità non si va a oltranza, ma si guadagna un punto cadauno. Invece, superati i gironi, si va a oltranza negli scontri ad eliminazione diretta. Una faticaccia (psicologica) per gli arbitri. Un ritorno a quando eravamo bambini e si diceva: chiudiamola con i rigori. Un tuffo nello sport vero quando il rigore diventa storia del pallone.

Per ora un appuntamento al mese, poi si vedrà. Potrebbe diventare un campionato con gironi e giornate. E, se prendesse piede, rappresentare il punto di partenza di un campionato del mondo. Perché no? La bellezza del rigore sta nella sua immediatezza, in quella scossa che fa salire l’adrenalina, come il colpo del ko nella boxe, lo smash nel tennis, il tiro da tre punti nel basket. È la puntura di un attimo. Pare che i più esaltati dall’idea siano i portieri. Finalmente protagonisti di una vita totalmente spericolata. «Hanno poco da perdere e tanto da guadagnare. È facile subire un gol su rigore, molto più esaltante nel momento in cui pari», ci racconta il signor Spinella. I più dubbiosi i calciatori, nel senso di quelli che calciano. «Ma come? Senza partita. Così, riscaldamento e poi tiri». Ed è chiaro il retropensiero. Calciare rigori è totalmente differente dal giocare a pallone. Puoi essere bravo nel gioco ed un pessimo tiratore o viceversa. Qui non conta la pura abilità tecnica, ma una serie di fattori che comprendono concentrazione, freddezza, temperamento, sensibilità del piede.

Ed anche l’andata e ritorno hanno un senso, quello del metter tutti alla pari nel fattore campo. Dicono, infatti, gli studi di psicologia che calciare per primi o secondi influisce sulla tranquillità. La pressione si sente, specie se il primo segna. Dunque tutti avranno il loro «prima» e il loro «dopo». Sarà un caso, ma Cannavaro ai mondiali vinse il sorteggio alla monetina, l’Italia tirò per prima e vinse. Invece Buffon, agli europei, ha vinto il sorteggio ma scelto di parare per primo e l’Italia è uscita. Solo coincidenze? Gli studiosi non ne sono certi. E non è detto che basti avere un Buffon in porta per vincere un torneo di questo genere. Per ora è un gioco per dilettanti allo sbaraglio, non conta l’età (sono iscritti vecchi ragazzi di 40 anni e nouvelle vague di 18), radunati dai tornei nei dintorni di Milano. Il vincente del primo torneo, poi difenderà il suo titolo nei mesi seguenti. Basterà un passaparola per vedere all’opera, nel giro di poco tempo, anche vecchie glorie. Calciare un penalty mette tutti alla pari. Non occorre avere pedigree, basta la bravura personale e la bontà del piede. È il sistema di calcio più democratico al mondo. Un rigore non ti fa invecchiare mai, semmai ti allunga la vita.

Soprattutto se lo segni.

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