Francesco Guzzardi
Luca lavora in Comune e guida un camion dell'Amiu, guadagna 850 euro al mese, soldi che divide tra affitto, moglie, due figli e, per gioco forza, nient'altro. Ha la fortuna (si fa per dire) di non avere rate di mutuo bancario, né per casa né per auto. Il bilancio familiare non gli ha permesso di portare la famiglia nemmeno a Vesima, a due passi da casa anzi, ha approfittato del bisogno di soldi per, beato lui, lavorare tutto il mese di agosto e racimolare qualche 50 euro in più, a fine mese: «così quando prendo lo stipendio, pensava il beato, porto la famiglia alla festa dell'Unità!».
Ma non sapeva, lui, quello che lo aspettava. Finalmente, o per sfortuna, arriva lo stipendio e la famiglia si prepara all'evento, «questa sera mangiamo fuori, andiamo alla festa dell'Unità», era il pensiero comune. Alle 21 la famiglia varca le soglie della Fiera e trova i volontari, ma soprattutto compagni, che invitano all'obolo per la causa comune: infilare 2 euro, come ringraziamento della bella serata che si prospetta, è il minimo. Dopo qualche metro, Luca e la moglie iniziano a puntare alcuni ristoranti, o trattorie o baracchette, il prezzo tra uno e l'altro varia di poco. Il primo, offre vitello tonnato a 9 euro, un piattino di bresaola allo stesso prezzo e un caffè per solo 1 euro. Le bimbe hanno voglia di correre e, inseguendole, la famiglia legge i prezzi del secondo ristoro. Il nome all'ingresso lo indica come «osteria», ma i prezzi? Un piatto di stoccafisso bollito, condito di patate, per 9,50 euro, il vino da 7 euro in su, un piatto di minestrone, 9.500 delle vecchie lire e, ciliegina sulla torta, mezzo litro di acqua naturale appena 0.80 cent. «Il prezzo dei primi piatti?», domanda la moglie, «da un minimo di 9 euro in su», risponde Luca. Il terzo ristorante parla chiaro, si chiama Carne al fuoco e propone quanto segue: asado (due fette microscopiche) euro 10, una salsiccia 7 euro, il tutto bagnato da un vino che parte da almeno 14 euro. Mentre Luca e consorte decidono dove andare, poco distante una musica orientale li attira e senza accorgersene, forse trascinati dall'immensa folla di compagni, si trovano davanti al ristorante indonesiano, quasi tutti i piatti costano 10 euro (trattasi di pollo, verdure, spezie e tanta, tanta fantasia), l'acqua è offerta al prezzo simbolico di 1.40 euro (3000 lire), e se desideri il menù fisso, ti costa solo 30 euro.
Sono passate le 22 da qualche minuto e la famiglia, finalmente, decide di sedersi ad uno dei tavoli di questi punti ristoro. Alle 23 la famigliola esce sazia e si dirige verso la sala dei bambini dove, fare scivolare i figli per 15 volte (2 secondi il tempo per la discesa), costa 5 euro. Neanche il tempo di pagare i due biglietti che le discese sono finite, sono trascorsi 5 minuti e le figlie vorrebbero ritornare a scivolare. «Andiamo a prendere un gelato», risponde la mamma. Poco dopo, seduti al tavolo ad asciugare il sudore delle bimbe, Luca ordina 2 piccoli gelati per le bimbe e due limoncelli per loro, il tutto costa 14 euro. Alle 23.30 è finito anche il gelato. «Guarda mamma - esclama una delle due bimbe - la giostra coi cavalli». Luca è stanco, ma ha aspettato a lungo questo momento di felicità e aggregazione, «prima di finire la serata, pensa, almeno un giro sulle giostre alle creature». Per finire ecco pronti 6 giri (tre per ogni figlia) per 5 euro e, quando la serata volge al termine, finalmente una bimba dorme e l'altra si gongola, stanca, in braccio al padre. Luca pensa e la moglie anche. Lei non lavora, alleva la prole e sta a casa. Vorrebbe domandare al marito 50 euro, per comprare qualcosa il giorno dopo. Ma la perseguita un pensiero tremendo, figlio della ragione: «Come posso domandare a Luca 50 euro, quando ne ha spesi 150 in tre ore!» Ma lei non sa proprio tutto, non ha avuto il tempo di arrivare fino in fondo al piazzale e scoprire che, se avesse voluto ballare, insieme al marito, due mazurche, due valzer o due tanghi argentini, sarebbero costati la modica cifra di 5 euro a persona.
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