Con la «Festa dell’Unità» la Quercia evade le tasse

Francesco Cramer

da Milano

Lo sfregio all’immagine mai così compromessa della Quercia come partito «diverso» e degli «onesti» è inferto da una sentenza del tribunale di Rovigo. Il Pci-Pds ha evaso le tasse. Una piccola storia di periferia quella di Ariano Polesine, 5mila anime, provincia di Rovigo. Il verdetto dopo 8 anni di battaglie legali e 22 udienze: la sinistra non ha pagato quanto dovuto alla giunta (guarda caso di sinistra) di Isi (poi diventata Ici), Tarsu (tassa rifiuti solidi urbani) e Tosap (tassa sull’occupazione di spazi e aree pubbliche) per un decennio circa di feste dell’Unità e sagre della castagna. In pratica qui, sul delta del Po, dal 1987 al 1997 hanno mangiato porchetta e caldarroste gratis o quasi.
Tutto ha inizio nel 1998: a duemila famiglie della rossissima Ariano arriva un avviso di accertamento fiscale. Il centrosinistra non transige sugli evasori. Sacrosanto. Peccato che il capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale, Leno Zanetti, si prenda la briga di chiedere agli allora neonati Democratici di sinistra, principale partito che appoggia il sindaco ulivista Fabio Biolcati, se siano e siano stati in regola con l’erario. Chiede di vedere i cedolini dei contributi versati alla comunità: due volte l’anno Ariano affitta per un mese alla Quercia parte del suolo pubblico per la festa dell’Unità. Tutto esentasse? Eppoi: la controllata “Immobiliare Polesana Casa del Popolo”, proprietaria del Tescari, un ex cinema di paese, paga correttamente l’imposta straordinaria sugli immobili, ora diventata Ici? All’inizio la sinistra glissa ma poi s’infuria quando il consigliere azzurro parla con la stampa locale. Un paio di articoli sul Resto del carlino scatenano la bufera. Il leader dell’opposizione è quindi trascinato in tribunale: sulla sua testa piovono denunce per diffamazione, una dal segretario dei Ds di Ariano, una dalla giunta, una dalla Immobiliare Casa del Popolo. Insieme gli chiedono 2 miliardi di vecchie lire di risarcimento danni. Il solo Comune pretende mezzo miliardo, ma Zanetti non si fa intimorire. La battaglia prosegue nelle aule di giustizia, i periti sgobbano su tariffe e aliquote, la magistratura fischia la fine della partita con la sentenza 56/05: nessuna diffamazione, il capo dell’opposizione ha ragioni da vendere, la giunta ha torto. Scritto nero su bianco dal giudice veneto: «Tra il 1987 e il 1997 il Pci-Pds ha versato somme al Comune di Ariano a titolo di Tosap per un totale di 8.983.750 a fronte di un importo dovuto di 24.534.432». E gli altri 15.550.682? «In relazione a tale omesso versamento sarebbero dovute sanzioni per 14.223.700 e interessi per 9.289.710». Poi, tra il 1987 e il 1997 il Pci-Pds ha pagato come tassa rifiuti 85.000 lire. Doveva 4.418.277. E gli altri 4.333.277? Quindi, sanzioni per 1.959.714 e interessi per 2.610.699. Tra il 1992 e il 1997 la Immobiliare Polesana Casa del Popolo non ha versato quanto dovuto di Isi-Ici. Tra il 1992 e il 1997 ha versato 5.072.000 a titolo di Isi-Ici. Ne doveva pagare 7.380.584. E gli altri 2.308.584? Quindi, sanzioni per 1.616.008 e interessi per 2.019.228. Insomma, il partito ha evaso le tasse per 22.192.543 di vecchie lire (oltre 11mila euro) ed ora dovrebbe ripagare i cittadini con 31.719.059 lire (poco più di 16mila euro).
Il primo round giudiziario con il Comune, quindi è vinto. Forza Italia esulta, Zanetti gongola.

La ciliegina sulla torta della vittoria giuridica è tutta politica: alle scorse elezioni, dopo anni di egemonia della sinistra, la giunta ha cambiato colore. Ora ad Ariano Polesine governa una lista civica di centrodestra.

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