Vivendo sempre in bilico fra presente e passato, futuro mai se non in versione Star Trek serie classica ovviamente, non saprei ancora dire se sono contento e rinfrancato, o dispiaciuto e incacchiato per quanto appreso. Perché è innegabile, avrei tutti i più sacrosanti motivi per sbandierare ai quattro venti il mio entusiasmo, per urlare «visto che avevo ragione io?» e per essere felice a stramille, addirittura confortato nel convincimento che siamo e saremo sempre più digitali però fanno bene quei pochi illuminati a mantenere almeno un piedino nel simpatico mondo analogico. Quello delle cose concrete che si vedono e toccano, quello delle parole che si scrivono e cancellano con la riga sopra.
Daltro canto, forse, dovrei invece manifestare un pacato disappunto, un più consistente fastidio o una dirompente incazzatura per aver letto qualcosa che ha insinuato in me il dubbio che ci stiano prendendo tutti per i fondelli. Anzi, più rifletto e più penso che buona la seconda, che macché essere felice, dovrei e dovremmo proprio essere tutti imbelviti allidea di rincorrere device e smarteccettera ed ellecidi e tablet e pc e stampanti e scanner e memorie e stick ed essedi e microqualcosa e tutto quellimmenso di più a getto continuo che ci digitalizza la vita. Perché il Gran Maestro della loggia tecnologica, lui che ora non cè più però cè sempre, lui Sua Immensità del pixel, lui dio del digitale in grado di creare irrinunciabili bisogni di cui non avevamo bisogno, insomma Steve Jobs, quando si trattava del suo vivere quotidiano si teneva lontano da facebook e dai vari social come fossero la peste, quando ascoltava musica ok lipod però la sua passione era ascoltare i dischi in vinile. Neppure i cd gli andavano bene.
In America pare, sembra, si dice che persino negli ultimi mesi, nello sbrigare tutte le incombenze relative alla gestione del patrimonio familiare e ai programmi futuri della sua azienda, ecco, Steve sia stato molto vintage. Cioè ogni dettaglio in casa, ogni cavillo in ufficio, ogni sogno di sviluppo è stato messo nero su bianco. Nel senso di inchiostro e carta. Altro che memory qualcosa.
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