Festeggiò Capodanno uccidendo un ragazzo La pena? Solo 10 anni

NapoliSolo 10 anni di carcere per Manuela Terracciano, la ragazza che durante i festeggiamenti di Capodanno 2009, uccise con un colpo di pistola alla testa, Nicola Sarpa, 24 anni, un bravo ragazzo dei Quartieri spagnoli, cuore del centro storico di Napoli ma anche terra di camorra. La vittima si era affacciata al balcone di casa, per esortare il fratellino di 8 anni, che stava giocando nel vicolo, mentre impazzava la «guerra» dei botti proibiti, a tornare a casa. Invece, un proiettile vagante colpì Nicola alla testa e lo fulminò all'istante.
La Terracciano, figlia del boss dei Quartieri spagnoli, Salvatore, detto «’o nirone», impugnava una pistola calibro 7,65: a modo suo, cioè, alla maniera dei senza legge, festeggiava l'arrivo del nuovo anno sparando proiettili uno dietro l'altro. Uno di questi, colpi l'occhio sinistro di Nicola, professione cuoco e un grande amore, dopo la famiglia: la Juventus.
La sentenza è arrivata via fax al carcere di Rebibbia dove la presunta assassina si trova reclusa dall'8 gennaio di quest'anno. Il giudice dell'udienza preliminare, Enrico Campoli (il legale della donna, Gaetano Inserra, aveva chiesto il giudizio con il rito abbreviato), le ha comminato la pena a dieci anni di carcere, ritenendola colpevole di omicidio volontario con dolo eventuale, accogliendo la richiesta del pm Fabio De Cristofaro che, però, aveva chiesto una pena più alta: 30 anni.
La rabbia si respira in casa di Nicola, al quarto piano di vico Lungo Trinità degli Spagnoli. «E che cosa sono dieci anni di carcere?», dice in lacrime Velia, la mamma del ragazzo. Ha un tormento nelle mani questa donna distrutta dal dolore, come se la notte di San Silvestro non fosse mai passata. «Dieci anni, tanto vale la vita di un ragazzo? Neppure per l'uccisione di un cane, 10 anni basterebbero per poter dire che è stata fatta giustizia. Ecco, noi chiedevamo giustizia, non vendetta: invece non ce l'hanno data».
Manuela Terracciano, dalla cella di Rebibbia, sostiene la sua innocenza anche se diversi testimoni hanno giurato di averla vista con la pistola in pugno mentre sparava. Tra i testimoni anche un ragazzino: un evento clamoroso in un luogo di camorra dove l'omertà è la prima regola. Invece, la morte di Nicola smosse le coscienze del popolo dei Quartieri spagnoli, afflitti negli ultimi tempi da una nuova faida tra i clan.
Lo scorso 26 maggio, proprio nell'ambito di questa guerra, è stato ucciso un altro uomo estraneo ai clan: il musicista romeno, Petru, massacrato da un proiettile vagante, mentre infuriava una sparatoria, a poche centinaia di metri da casa Sarpa.
L'avvocato Inserra ricorrerà in Appello, lo stesso farà il legale dei Sarpa, Luigi Iossa.

«Rispetto le sentenze - spiega l'avvocato Iossa - il giudice ha fatto giustizia secondo una sua visione, che condivido in parte. Ma non siamo d'accordo sul punto delle attenuanti generiche, prevalenti sulle aggravanti».
carminespadafora@libero.it

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