Potenza - Spunta il Sismi nella vicenda di Lapo Elkann. Il pm Henry John Woodcock ha imboccato la pista dei servizi segreti lavorando sull’estorsione fallita alla Fiat da parte del fotografo Fabrizio Corona, dopo quanto dichiarato il 24 febbraio scorso al New York Times dal rampollo della famiglia Agnelli, nonché sulla scorta dell’intervista del 15 marzo 2007 di «Striscia la notizia» al fotografo del gruppo Corona, Roberto Buscemi, appostato da giorni sotto casa del trans Donato Brocco, in arte «Patrizia»: fu lui a entrare per primo nell’appartamento torinese dove Lapo si era sentito male («penso che Corona già era a conoscenza di questa cosa qui, io sapevo che Lapo andava in quella casa»).
Una conferma all’interessamento del pm per questo nuovo filone d’indagine arriva dalle parti segretate del verbale d’interrogatorio reso il 12 dicembre 2006 dal transessuale. Il magistrato mette a suo agio il testimone, gli fa raccontare i rapporti con Corona e Lele Mora, si fa spiegare i termini della sua intervista pubblicata dal settimanale Chi (pagata 15mila euro) e poi va dritto alla cosa che più gli interessa: il coinvolgimento del Sismi nella trappola per il giovane manager Fiat. Premessa del pm: «Lei tenga presente che noi, se le facciamo alcune domande... gliele facciamo perché abbiamo... materiale istruttorio a disposizione, dichiarazioni..., intercettazioni telefoniche, quindi per correttezza le dico così perché... insomma... deve sapere che deve sempre dire la verità». Il testimone chiave del caso Elkann annuisce. E ascolta con molta attenzione il resto del discorso: «Non c’è stata nessuna preordinazione, è sicuro?».
Brocco: «Il signor Elkan... Sicurissimo».
Pm: «Sicuro o sicurissimo?».
Brocco: «Sicurissimo».
Pm: «Prima del noto fatto lei è stato avvicinato da qualcuno che le ha fatto qualche domanda strana, le ha chiesto qualche informazione su Elkann?».
Brocco: «... ehm... no».
Pm: «Eh?».
Brocco: «Mai, mai».
Pm: «Qualcuno... qualche... qualcuno che le ha detto che era dei Servizi, per esempio».
Brocco: «No, mai».
Pm: «Lei è sicuro?».
Brocco: «Le giuro».
Pausa. Silenzio. La domanda che a posteriori fa sorgere più di un interrogativo, il pm la spara a bruciapelo.
«Lei un certo Mancini lo conosce?».
Brocco: «Mancini... che nome?».
Pm: «Come si chiama? Marco».
Brocco: «Marco? No, no...».
Il riferimento diretto all'ex direttore della Prima Divisione del Sismi, arrestato nelle inchieste su Abu Omar e Telecom, conferma l’attenzione della Procura di Potenza su Forte Braschi.
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it
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