Il Festivalbar incorona i Negramaro «Ora partiamo per i piccoli teatri»

Il gruppo pugliese vince con la canzone «Parlami d’amore». Sangiorgi: «Quattro anni esaltanti»

nostro inviato a Verona

Ma intanto bisogna aspettare fino a mezzanotte, bisogna finalmente vederlo sul palco vestito di scuro con la fronte che luccica sotto i riflettori per sapere che Giuliano Sangiorgi e i suoi Negramaro hanno vinto a mani basse questo quarantaquattresimo Festivalbar. Bene, bravi, bis e bastava ascoltare ieri sera il boato dei 15mila dentro l'Arena (diretta su Italia Uno) per accorgersi che Parlami d'amore è diventato il ritornello campione del Festivalbar risorto, che ha aumentato del 25 per cento gli ascolti tv. «Con il 12 per cento di quest'anno siamo tornati ai livelli di cinque anni fa quando non c'era ancora Sky», ha spiegato il patron Andrea Salvetti.
Va bene, ma c'è anche la qualità della musica.
«Siamo dentro un momento straordinario» ha chiosato Sangiorgi dopo lo show mentre, nel suo camerino appollaiato sotto le gradinate, si godeva in silenzio «il premio a questi quattro anni che chiamare esaltanti è dir poco». D'accordo, Irene Grandi con Bruci la città ha vinto il trofeo delle radio, Biagio Antonacci ha portato a casa il miglior album con il suo Vicky love e per Elisa il Festivalbar si è addirittura inventato un premio speciale perché, insomma, lei con i suoi brani ha firmato un bel pezzo di 2007.
I Negramaro però.
«La musica è quello che si vive, non quello che gira intorno alla nostra macchina, alla televisione, allo showbiz», spiegava Sangiorgi mentre i tecnici smontavano il palco e i presentatori (Enrico Silvestrin conduttore, Giulio Golia goliarda, Elisabetta Canalis statuina) si toglievano per l'ultima volta gli abiti di quest'edizione. «Ora ce ne andiamo per un po' in Salento, a casa nostra, per riprendere fiato e concentrarci sull'Mtv Day del 15 visto che suoneremo sia a Roma che a Milano». Poi via, il gruppo partirà con una tournée acustica in giro per i teatri italiani perché «con chitarra e pianoforte ritorniamo alle piccole platee, alla ristrettezza fisica ed emotiva che ci piace così tanto».
E a ben vederli mentre lasciano l'Arena di Verona dopo l'incoronazione, Giuliano Sangiorgi e i Negramaro sono proprio lo specchio di quest'estate pop che più autarchica non si può: hanno vinto gli italiani perché gli stranieri (da Rihanna a Mutya Buena) sono apparsi quasi irreali, lontanissimi, ciclostilati.
Anche il pubblico, che come il solito aspetta i cantanti davanti all'entrata dell'Arena, stavolta ha strillato di più per le voci di casa nostra, per Max Pezzali o per i Finley, più che Kt Tunstall o Enrique Iglesias. L'eccezione sono stati i tedeschi Tokio Hotel (premiati per il successo sul web), mai visto un pandemonio del genere per un gruppo di ragazzini quasi minorenni. «Sono capaci di parlare ai loro coetanei, c'era bisogno di un gruppo così, ogni epoca ha avuto il suo», dice Sangiorgi.


Che poi si zittisce e nel silenzio dell'Arena dedica la vittoria a Luciano Pavarotti: «Era la perfezione, la sua voce non aveva qualcosa di particolare, era semplicemente perfetta». Punto e basta così, senza tanta retorica.

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