Politica

Tra le Fiamme gialle sospetti sul «partito degli scontenti»

Dopo le accuse del governo a Speciale, gli ufficiali cercano di individuare i consiglieri di Visco. «C’è chi scavalca le gerarchie e inciucia con i politici»

Aria pesante e di sospetti al comando generale della Guardia di Finanza. Tutta colpa delle accuse rivolte dal ministro Tommaso Padoa-Schioppa all’ex comandante Roberto Speciale e contenute nel documento firmato dal governo. Tanto che tra gli ufficiali si cerca di individuare chi siano i «consiglieri» in divisa del viceministro Vincenzo Visco.
Da tempo al comando generale esiste infatti quello che tutti indicano come il «partitino degli scontenti». Un manipolo di generali e ufficiali che, ogni qual volta il centrosinistra governa, parte e fa la spola con piazza Mastai, con Visco, creando rapporti riservati e paralleli. Ufficiali che, in altre parole, «inciuciano con l’autorità politica - afferma una fonte - scavalcando la gerarchia e attuando campagne di discredito nei confronti di colleghi e superiori, girando notizie distorte, malignità e falsità». Tanto da spingere proprio Speciale a studiare in questi giorni la querela per calunnia da presentare al Tribunale dei ministri.
Per questo prima le accuse rivolte a Speciale, poi, proprio di recente, quelle contro la gerarchia di Milano «colpevole» di non perseguire l’evasione fiscale, hanno di fatto acuito la frattura nelle Fiamme Gialle. Anche perché le notizie distorte giunte all’orecchio di Visco, mal consigliato, provengono dall’interno del Corpo, dal «partitino degli scontenti», da chi magari non ha ottenuto quanto sperato nelle valutazioni per le promozioni. Ed è proprio dalle ambizioni personali che bisogna partire per comprendere chi ha tirato per la giacchetta Visco. A cominciare da quelle di chi puntava addirittura a diventare il primo comandante della Gdf, proveniente direttamente dalla stessa Guardia di Finanza. E non dall’Esercito come ancora avviene a differenza dei Carabinieri.
Ebbene, tra i generali di Corpo d’Armata nel luglio del 2006, nell’estate delle mosse e delle urla di Vincenzo Visco contro Speciale perché azzerasse il vertice delle Fiamme Gialle di Milano, c’era chi ambiva a portare a casa il ruolo di «traghettatore», ovvero del generale che, in una situazione di emergenza, assuma ad interim il comando in attesa che una nuova legge permetta di nominare numero uno appunto un finanziere. Si era creata una situazione analoga con sgambetti al comandante generale in carica quando era comandante in seconda il generale in seconda D’Isanto. D’Isanto, come Italo Pappa, per indicarne uno, nutriva in cuore l’idea di diventare comandante ad interim. Pappa lo diceva agli ufficiali a lui più fedeli. Ci sperava. E quando arrivò Speciale per D’Isanto si trattò di una doccia fredda.
Persino le fronde di un anno fa all’interno del Corpo potevano essere assimilati alla consueta dialettica interna. Oggi è diverso.
Dopo l’insediamento del governo Prodi, dopo l’arrivo del generale Rolando Mosca Moschini al Quirinale come consigliere militare, il «partitino degli scontenti» riprende fiato. Prima in silenzio poi con la mossa nell’estate del 2006 di mandare a casa Speciale e trovare un sostituto in divisa grigia. Il progetto è fallito. Il partitino degli scontenti si riarma e riparte. Contro Speciale e molti, troppi, altri ufficiali, piovono accuse di ogni tipo.
gianluigi.

nuzzi@ilgiornale.it

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