Fiat, il giudice ordina il reintegro dell’operaio di Mirafiori

Enel supera l’ultimo ostacolo tecnico alla quotazione della controllata nelle energie rinnovabili. È arrivato ieri in serata il previsto nullaosta della Consob al prospetto informativo della più grande e attesa Ipo (offerta pubblica iniziale) che si sia vista in Europa negli ultimi tre anni. Per capire l’entità dell’operazione, basta sottolineare che l’obiettivo di almeno 3 miliardi di raccolta dal debutto di Egp (Enel Green Power) equivale al totale raccolto nei 49 esordi avvenuti in Europa da inizio anno. In presenza di un tale investimento gli operatori stanno analizzando con molta attenzione la struttura e il bilancio della compagnia, cercando dei parametri di riferimento in alcuni concorrenti. A questo riguardo il paragone con rivali come Iberdrola Renovables ed Edp, che hanno perso circa il 50% del loro valore dal collocamento avvenuto rispettivamente nel 2007 e nel 2008, rischia di apparire conservativo e di zavorrarne le valutazioni.
Egp vanta un’infrastruttura tecnologicamente superiore, e una solidità patrimoniale e di sviluppo assicurate dalla destinazione del 70% degli utili agli investimenti (e il restante 30% al dividendo). E ultimo, ma non certo per importanza, l’assenza di rischio regolatorio, visto che dei 5.700 megawatt installati, il 75% della produzione non gode di incentivi. In parole povere, se qualcuno dei 15 Paesi in cui opera il gruppo decidesse di tagliare le sovvenzioni alle energie alternative, l’azienda italiana soffrirebbe meno delle concorrenti. La Borsa prezza le rivali circa 9 volte le stime di margine operativo lordo 2010, al netto dell’indebitamento. Egp ha fatturato nel 2009 2,1 miliardi con margini pari a 1,33 miliardi, a fronte di un debito di 3 miliardi più alcune passività. Secondo fonti vicine alle 10 banche che accompagnano l’azienda guidata da Francesco Starace nel doppio debutto a Piazza Affari e Madrid, gli investitori sarebbero abbastanza freddi di fronte a richieste che contemplino multipli superiori a 9-9,5 volte i suddetti margini. In base a questo criterio il valore di mercato della compagnia viene indicato tra gli 8,9 e i 9,5 miliardi. Considerando la necessità della controllante di rastrellare non meno di 3 miliardi dall’Ipo per ridurre il debito più elevato tra le utility europee e riportarlo all’obiettivo di 45 miliardi a fine anno, la forchetta d’offerta potrebbe ampliarsi leggermente dal 30 al 34% del capitale. Tradotto in cifre significa un prezzo delle azioni intorno a 1,9-2 euro, a fronte di stime che arrivano fino a un massimo di 2,4.
Dopo l’ok Consob, la palla passa da oggi a Fulvio Conti: l’ad dell’Eni ha già il via libera del cda per fissare la forchetta del prezzo, sentite le banche incaricate del collocamento, entro la partenza di lunedì. L’offerta riguarderà all’80% gli investitori istituzionali e per la restante quota i normali risparmiatori. Questi ultimi avranno la prelazione per accaparrarsi in anticipo fino a metà dei titoli disponibili, se già possessori di azioni Enel.

Per tutti è poi previsto un regalo, come bonus dopo 12 mesi, di un titolo ogni 20 posseduti. Una conferenza stampa dei vertici del gruppo aprirà, lunedì in Borsa, l’Ipo, che terminerà il 29. Sul listino esordio dal 4 novembre.

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