«Fiducia nella Chiesa anche quando è in difficoltà»

(...)e sarò guarita, salvami e sarò salvata”. Questa Chiesa dunque confessa le sue ferite, questa Chiesa vuole essere curata».
Il cardinale si sofferma ancora sul momento difficile che la comunità ecclesiale sta attraversando: «Proprio perché la Chiesa può contare ogni giorno sull’amore redentore di Cristo e sulla presenza del suo Spirito a noi, sacerdoti e fedeli, è chiesto di avere una grande fiducia nella Chiesa stessa, sempre, anche quando attraversa momenti di difficoltà, di incomprensione, di critica, di rifiuto». L’arcivescovo ha poi affrontato il tema della vocazione: «Il presbitero è chiamato a interpretare la propria vocazione non come l’itinerario di un individuo in cerca della propria realizzazione o guidato dall’esclusivo desiderio di portare a compimento i propri progetti personali». La chiamata a farsi prete «è la storia di una persona che risponde all’invito di entrare nel gruppo di quei discepoli che continuano la missione degli apostoli».
Nel tardo pomeriggio di ieri durante la messa in Coena Domini preceduta dalla lavanda dei piedi a 12 persone scelte fra disoccupati, cassintegrati e precari, il cardinale è tornato sull’importanza di purificarsi, «tutti abbiamo bisogno dell’acqua nuova della grazia, che ci purifica dalle nostre colpe e ci apre alla comunione d’amore con Dio. Quanto diverso invece è il modo di pensare e di vivere da parte dell’uomo: pensa di essere lui stesso a decidere ciò che è bene e ciò che è male, cio che è giusto e ciò che è ingiusto e nella sua superba autosufficienza ritiene di non aver bisogno di nessuna salvezza che viene dal di fuori: lui è salvatore di se stesso!».

Poi dopo essersi soffermato sul valore del servizio e del dono di sé («se io il Maestro ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni gli altri») Tettamanzi è tornato a sottolineare l’importanza del pentimento e del perdono invocando per tutti le «lacrime di Pietro»: «E se come i discepoli di Gesù dovessimo anche noi fare esperienza dell’abbandono, del rinnegamento e del tradimento, facendo ciò che vogliamo noi e non quello che vuole il Padre, imploriamo la grazia di trovare nelle lacrime, come quelle di Pietro («e uscito fuori pianse amaramente») la forza di rinnovare la nostra obbedienza alla volontà del Padre».

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