Figli troppo bravi a scuola: genitori suicidi

da Pechino

Non erano in grado di pagare le rette universitarie dei loro figli. E di garantire quindi ai ragazzi un futuro migliore. Così due genitori della provincia dello Shanxi, Cina settentrionale, hanno deciso di togliersi la vita a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro.
Nel primo caso è stato Chen Xuqing, un pastore di 43 anni, a togliersi la vita, sopraffatto dal dolore e dalla vergogna per non poter pagare i costi degli studi superiori del figlio, uno studente modello che aveva passato a pieni voti l'esame per l'ammissione all'Università di Xian, la capitale della provincia, conosciuta nel mondo perché ospita i «guerrieri di terracotta». Invece di portargli gioia, la notizia che il figlio Chen Yi, di 17 anni, aveva superato brillantemente l'esame ha gettato l'uomo nella disperazione: il pastore aveva infatti altri due figli e i vecchi genitori a carico e non era in condizioni di sostenere la spesa dell'iscrizione del ragazzo all'Università. Un diffuso quotidiano di Hong Kong ha lanciato una sottoscrizione a favore della famiglia, che sta procedendo con successo.
La notizia del secondo suicidio è arrivata a poche ore di distanza. Questa volta è stato il cinquantenne Li Haining a uccidersi: sua figlia Ling Ling, di 19 anni, aveva superato l'esame di ammissione all'Università industriale di Xian. Anche lei è stata una studentessa modello, che negli ultimi due anni ha lavorato per mantenersi agli studi. I pochi soldi che guadagnava facendo la facchina non sarebbero stati sufficienti per pagare la retta della prestigiosa università. «Papà mi voleva veramente bene - ha ricordato tra le lacrime la ragazza -, la sera, quando tornava dal lavoro, era sempre allegro e aveva sempre una parola buona per me. Ho partecipato ai suoi funerali ma ancora stento a credere che non ci sia più...».
I suicidi hanno riacceso il dibattito sulla stampa e su Internet, il principale mezzo di espressione dell'opinione pubblica cinese, sul «culto del denaro» creato dal prepotente sviluppo economico del Paese degli ultimi vent'anni. In occasione di un'altra ondata di suicidi, nel 2004, il governo cinese aveva lanciato la politica dei prestiti bancari per gli studenti più poveri. Una politica che ha già fallito una volta: infatti, era stata lanciata per la prima volta nel 2000 e poi sospesa quando le banche si erano rese conto che molti clienti non erano in grado di restituire i prestiti nei tempi concordati, probabilmente per la difficoltà di trovare lavoro. Secondo dati ufficiali in Cina, su 18 milioni di studenti universitari, 1,6 milioni sono «poverissimi».


Le tasse universitarie sono cresciute dalle poche centinaia di yuan all'anno degli anni Ottanta agli attuali sei-ottomila yuan all'anno per gli istituti più prestigiosi. In Cina il reddito pro capite annuale è di 8.472 yuan nelle città e di 2.622 yuan nelle campagne (un euro è uguale a dieci yuan cinesi).

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