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«La finale di Champions vale più del Mondiale Temo soltanto il vulcano»

nostro inviato ad Appiano Gentile

«Non è questione di soldi, guadagno già in abbondanza da sentirmi a disagio. È un problema di soddisfazione personale, di sentirmi rispettato in un paese calcistico in cui ho avuto tanti problemi in questi due anni. Anche se qui è tutto fantastico, i giocatori, la società, i tifosi, l’Inter non può proprio fare niente di più per rendermi più felice e importante».
L’ultima di Josè è verso le due del pomeriggio, con due interpreti, neppure una bottiglietta d’acqua, primo caldo, quasi duecento fra cronisti e reporter che puntano occhi e obiettivi su un unico bersaglio. Le sue risposte adesso sono diventate addirittura prevedibili: «Perché sono speciale? Perché prego molto».
Ma lei è già del Real?
«In questo momento sono l’allenatore dell’Inter».
Bè, intanto farà pratica, andrete ad allenarvi con largo anticipo nel cuore del Real a Valdebebas...
«Siamo lì perché l’unica cosa di cui ho paura in questa finale è il vulcano islandese, e allora si parte prima. Ma questo non mi piace, preferisco allenare i giocatori qui e partire solo il giorno precedente alla partita».
Cos’ha la Spagna più dell’Italia per renderla più felice?
«Non dico che la Spagna sia meglio dell’Italia. Devo pensare. Dopo la finale di Madrid mi concederò due o tre giorni per decidere».
Quanto inciderà il risultato del Bernabeu?
«Non sarà il risultato di questa partita a farmi prendere una decisione. Io non devo niente all’Inter e l’Inter non deve niente a me perché entrambi abbiamo dato tutto. Per questo sono tranquillissimo e non sento alcun tipo di pressione».
Il presidente Moratti ha detto che le chiederà un consiglio sul prossimo allenatore. Che caratteristiche dovrà avere il suo successore?
«In questo momento l’allenatore dell’Inter sono io, ho un contratto fino al 2012 o fino al 2013, non ricordo...E non mi metterò certo a fare l’identikit del nuovo allenatore perché potrei ancora essere io la prossima stagione».
Ma lei chi vedrebbe sulla panchina dell’Inter?
«Questo club è più importante di una singola persona. Quando la società ha scelto me, ha scelto bene. Quando dovrà farlo di nuovo lo farà altrettanto bene. Qui c’è un gruppo di giocatori che può aiutare molto un allenatore. Sono loro che mi hanno reso più bravo e faranno altrettanto con qualcun altro».
Ex vice di Van Gaal...
«È lui che mi ha insegnato come si guida una squadra di calcio sul campo. Di lui posso solo parlare bene, con rispetto. Quando gli dissi che al Benfica mi volevano come allenatore in seconda, lui mi disse di accettare solo incarichi come primo allenatore, altrimenti sarebbe stato meglio restare con lui. Ma sono passati dieci anni, da allora lui è cambiato anche se resta un grande allenatore e un’ottima persona. Credo che in questo non sia cambiato».
Ha detto che lei gioca solo per vincere, ma senza spettacolo.
«Abbiamo conquistato questa finale con due match incredibili contro i campioni d’Europa. Non ricordo di aver mai visto una squadra giocare con la nostra aggressività segnando tre gol, li abbiamo distrutti con una prestazione fantastica. E nessuno ha mai giocato come noi a Stamford Bridge».
A Van Gaal non sono piaciute neppure le sue esultanze al Camp Nou sotto la curva dei tifosi.
«L’ha fatto anche Guardiola quando Iniesta ha segnato oltre il 90’ al Chelsea. Qualche volta si corre, altre volte no. Certo che Van Gaal non potrebbe farlo, se si mette a correre fa ridere».


Che finale sarà?
«Questa partita è più importante della finale di coppa del Mondo per nazioni».
Un’altra finale come a Gelsenkirchen, Porto campione d’Europa, ma lei quella sera su quale panchina era già seduto?
«Su quella del Chelsea».

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