Alberi e finanza. Un nuovo binomio sui mercati

Forestazione e rimboschimento sono un business in crescita. E la finanza studia nuovi prodotti

Pixabay
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La foresta avanza e conquista sempre più spazi tra le categorie dell’economia e della finanza. Gli alberi saranno fondamentali tanto per favorire l’equilibrio delle risorse ed evitare scossoni ai mercati quanto per garantire entrate a una lunga serie di investitori. L’importanza delle piante è sottolineata anche dagli ultimi trend del marketing: sono numerosissimi i brand che associano i propri prodotti alla tutela dei boschi o le aziende che lavorano sulla propria immagine avviando dei progetti di riforestazione in Italia o in altre zone del globo. Cantieri verdi capaci di muovere milioni di euro e di contribuire allo sviluppo di progetti di tutela del paesaggio. La vivacità del comparto è alla base del successo di diverse aziende che hanno scelto di permettere al grande pubblico di essere protagonista della tutela del pianeta acquistando un albero con pochi semplici click.

L’aumento di importanza del fenomeno non poteva non finire nel mirino della finanza internazionale. Sono sempre di più i fondi Etf che hanno dei sottostanti legati, in qualche modo, al benessere delle foreste. Un trend emergente che viaggia insieme a prodotti più datati legati al ciclo delle acque, alla tutela dell’ambiente ad ampio spettro o allo sviluppo del mercato delle energie rinnovabili. Le rinnovate attenzioni della finanza sono alla base dei progetti della Fao per tutelare il patrimonio boschivo mondiale. L’agenzia delle Nazioni Unite impegnata nella tutela e nello sviluppo del comparto agricolo, in uno dei suoi ultimi dossier, suggerisce l’adozione di politiche che siano in grado di attirare investitori nel comparto del rimboschimento. Secondo i funzionari dell’organizzazione con sede a Roma, le società di investimento, i fondi pensione, le multinazionali o le fondazioni a queste collegate saranno attirati dal mercato che ruota intorno agli alberi dai guadagni che si candidano ad essere sempre più importanti. La Fao dà un peso anche alle sue previsioni: nei prossimi anni, a livello globale, si potrebbe raggiungere un giro d’affari superiore ai mille miliardi di euro. Ci sono anche realtà capaci di anticipare le tendenze. Gli esperti dell’Onu citano un prodotto di Credit Suisse che è stato capace di raccogliere quindici milioni di euro in dieci giorni. Numeri che conclamano l’interesse degli operatori finanziari.

La messa a dimora degli alberi presenta però anche un lato oscuro. Tante di queste attività sono infatti spinte dalle dinamiche che regolano il mercato delle compensazioni per le emissioni di anidride carbonica. Sono infatti sempre più numerose le aziende che scelgono di puntare sulle piante per portare a zero l’impatto ambientale dei propri cicli produttivi. Una scelta nobile che rischia però di rallentare lo sviluppo di tecnologie capaci di abbattere le emissioni.

Un recente studio dell’Oxford Institute for Energy Studies mette in guardia dallo sviluppo di politiche potenzialmente pericolose. Nel 1989, ad esempio, fu avviata una campagna di riforestazione del Guatemala per compensare le emissioni di una società statunitense attiva nel comparto del gas naturale. Uno scopo nobile che finì per arrecare dei danni a causa della scelta di specie arboree non autoctone.

Gli studiosi hanno inoltre spiegato che gli obiettivi di abbattimento delle emissioni non potranno essere raggiunto solo attraverso i progetti a tutela delle foreste. Un’evidenza che gli operatori finanziari dovranno tenere ben presente. Gli investitori potrebbero decidere di punire strategie poco chiare. La fiducia è alla base di ogni investimento.

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