Roma Al Mattino ha dichiarato che «alle elezioni si arriverà con tre poli perché uno dei problemi è questo bipolarismo muscolare». Una previsione che assomiglia a una sentenza senza appello, a una certezza scolpita nella roccia. Gianfranco Fini, però, sa bene che gli scenari della politica sono necessariamente mobili. E non è certo così ingenuo da non mettere in conto, in un futuro non troppo lontano, la naturale ricomposizione nel centrodestra delle forze che fanno parte del Partito popolare europeo, con il ritorno dell’Udc nel suo alveo più naturale.
Cosa fare allora per coprirsi le spalle e non ritrovarsi in una terra di nessuno, come accaduto in Molise, dove Fli ha rinunciato a presentare la propria lista e nessuno dei «futuristi» e riuscito a entrare in Consiglio regionale? La soluzione alternativa, il «paracadute» su cui il presidente della Camera starebbe riflettendo, secondo indiscrezioni che circolano sul territorio, sarebbe quella di una cooperazione sempre più stretta con due outsider di peso dell’attuale opposizione, due ex magistrati con trascorsi non organici al centrosinistra come Luigi De Magistris e Michele Emiliano.
Questa carta di riserva, al momento, rimarrà ben nascosta nel mazzo. Ma Fini sa bene che qualora il progetto del Terzo Polo dovesse infrangersi, non potrebbe trasferire la sua storia e il suo bagaglio politico personale nel centrosinistra. Certo il feeling con Massimo D’Alema è intatto e anche quest’anno i due si ritroveranno a discutere insieme nel workshop di Asolo. Ma immaginare l’ex segretario dell’Msi all’interno di un accordo con il centrosinistra o addirittura - qualora si tornasse al Mattarellum - candidato in un collegio maggioritario sotto il simbolo dell’Ulivo appare un’alchimia quantomeno azzardata ed esplosiva. Al contrario un progetto capace di intercettare il vento dell’antipolitica e ripartire dal Sud, in coabitazione con due sindaci sicuramente dotati di buona popolarità sul territorio, potrebbe essere una via di uscita da questo intricato labirinto di cui Fini appare prigioniero.
Gli incontri con De Magistris ed Emiliano, finora, sono stati sporadici ma segnati da aperte manifestazioni di stima. Lunedì scorso il presidente della Camera si è recato nel capoluogo partenopeo e prima di incontrare sostenitori e simpatizzanti al teatro Augusteo, ha visitato il caffè storico Gambrinus, in piazza del Plebiscito, dove c’è stato un incontro ufficialmente «inatteso» (ma ovviamente pianificato a tavolino) con il sindaco di Napoli che, in quell’occasione, ha dichiarato di «stimare e rispettare» Fini. Con Emiliano l’episodio più significativo risale all’ottobre dello scorso anno quando il sindaco di Bari, nella sala consiliare, consegnò all’ex presidente di An le chiavi della città «come dono, oggetto fisico segno di accoglienza, di rispetto e di gratitudine».
Un gesto clamoroso che provocò feroci polemiche e dissociazioni tanto dentro il Pd quanto dentro l’Idv.
De Magistris ed Emiliano hanno da non molto inaugurato un tavolo di cooperazione politica. Un sodalizio che si è aperto con una sconfitta: quando il sindaco di Bari ha tentato di farsi eleggere presidente dell’Anci, aveva proprio «l’amico Luigi» tra i suoi più attivi supporter. «Perdere mi scoccia sempre ma da quella battaglia è venuta fuori una nuova stagione, quella dei sindaci del Sud che lavorano di concerto. Non è poco».
Una stagione alla quale Fini - che all’indomani dell’ultimo Mirabello,
povero di partecipazione e contenuti, ha mostrato segnali di stanchezza e insofferenza verso Fli - guarda ora con grande attenzione e alla quale in un domani non troppo lontano potrebbe decidere di legare il suo destino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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