Politica

Fini rilancia: «Berlusconi il candidato premier»

«Sulla riforma elettorale Prodi ora si straccia le vesti ma dov’era ai tempi del referendum?»

Roberto Scafuri

da Roma

L’aveva assicurato più di una settimana fa, sfidando marosi, crepe nella Cdl e la predilezione di An per il maggioritario. «Ho parlato con i miei parlamentari - aveva detto -, abbiamo discusso a lungo: se dovessero spuntare franchi tiratori non saranno certo ascrivibili ad An». Di franchi tiratori, ieri, neppure l’ombra. E il ministro degli Esteri, dopo aver partecipato al convegno promosso da Pier Ferdinando Casini sul quarantesimo della presidenza Fanfani all’assemblea dell’Onu (’65-66), poteva tranquillamente assaporare la tenuta della maggioranza assieme alle sue «bionde» preferite (una nota marca di sigarette) nel cortile di Montecitorio. «La maggioranza è stata compattissima, chi ipotizzava franchi tiratori deve rifare i conti... La maggioranza sarà in grado di approvare una riforma che non rappresenta certo, come dice la sinistra, né un vulnus alla democrazia, né uno stravolgimento delle regole».
Il problema italiano, spiegava ancora Fini, «non deriva dal fatto che non abbiamo avuto un sistema elettorale maggioritario, bensì dal fatto di averne avuto uno misto con un 25 per cento di quota proporzionale e con partiti che hanno mantenuto la loro identità e libertà di azione». L’opposizione «usa francamente toni parossistici ed enfatici» e forse «ha perso il senso della misura». «Capisco Segni e Occhetto - aggiungeva il ministro -, ma che Prodi dica le cose che ha detto desta quanto meno stupore... Mi piacerebbe che coloro che si stracciano le vesti adesso per la legge elettorale proporzionale facessero un bell’esame di coscienza. Molti che ieri sera hanno fatto la veglia esprimono una posizione del tutto strumentale. Ce n’erano molti che all’epoca non spesero una parola per l’abolizione della quota proporzionale con il referendum che anche noi contribuimmo a promuovere. Molte vestali, vedove affrante del maggioritario, non mossero un dito...». Un nome su tutti, Romano Prodi. Ma, «a dire il vero, non mi pare di ricordare nemmeno un grande impegno da parte dell’onorevole D’Alema».
Incamerato il nuovo sistema elettorale, il pensiero di Fini correva già al «dopo». Le primarie del centrodestra, accantonate anche dall’Udc, non dovrebbero costituire più una fonte di turbativa. E poi forse, chissà, Berlusconi potrebbe spingere per una modifica della par condicio. Su un punto il leader di An non transige. «Alle Politiche il candidato premier della Cdl sarà ancora Silvio Berlusconi, anche perché è giusto che si sottoponga al giudizio degli italiani dopo cinque anni di governo», così come dichiarato nell’intervista a un settimanale. Una linea che tende a smentire le voci sulla riapertura della competizione tra i due «delfini» di Berlusconi. Ieri, infatti, la Velina rossa (alias Pasqualino Laurito) diramava una nota secondo la quale il premier avrebbe confidato personalmente a Casini che sarebbe il presidente della Camera a raccogliere la leadership della Cdl nel caso in cui il premier decidesse di ritirarsi. Nessun commento del ministro degli Esteri, sicuro del «buon lavoro svolto dall’esecutivo in questi anni».

E a conferma della sua fedeltà di alleato in serata ha aggiunto: «An non ha “digerito” le riforme della Costituzione e della legge elettorale ma ha contribuito a farle».

Commenti