Fini schiera l’avvocato di Andreotti Bongiorno: mi ha consigliato il Senatore

La giurista corre come indipendente nel Lazio: «La giustizia è un malato terminale, ma niente crociate, vorrei essere un ponte coi magistrati»

Gian Maria De Francesco

da Roma

Con Giulia Bongiorno il Parlamento acquista un protagonista». Il vicepremier Gianfranco Fini non ha nascosto la propria soddisfazione per la candidatura nelle file di Alleanza nazionale del giovane avvocato che ha difeso con successo il senatore Giulio Andreotti nei processi di Palermo e per l’omicidio Pecorelli.
Nella conferenza stampa di presentazione della candidatura, Fini ha espresso le sue posizioni sugli argomenti in primo piano sulla ribalta politica. Le dichiarazioni del presidente Berlusconi sulle «ingerenze indebite» della magistratura nell’Opa di Banca popolare italiana su Banca Antonveneta vedono il leader di An schierato al fianco del premier. «Sono sostanzialmente d’accordo. Non mi scandalizzo, non mi sembra siano cose difformi dalla realtà», ha affermato. Tuttavia ha voluto precisare che «ciò che conta è la dimensione delle banche, che non vuol dire la nazionalità. Occorre garantire alle banche italiane fuori dai confini nazionali lo stesso trattamento riservato agli altri Paesi».
Il vicepremier ha inoltre anticipato che tutta la Casa delle Libertà, Udc compresa, si impegnerà per il successo per il referendum confermativo della devoluzione. «Io ho firmato il documento sul referendum e credo che lo firmeranno anche gli altri, perché sono quattro o cinque righe in cui c’è scritto che le forze politiche che hanno votato la riforma si impegnano a sostenerla», ha detto.
Ma le luci del palcoscenico hanno illuminato Giulia Bongiorno che si presenterà come indipendente nella circoscrizione di Roma alla Camera nel cappello di lista. Le sue prime dichiarazioni sono tutte politiche. «Mi sento di dire alle donne che se seguiranno Fini c’è la possibilità di una svolta. Ho apprezzato le sue scelte sulla procreazione assistita e sulla volontà di dare spazio alle donne in lista», ha detto l’avvocato. Ma l’aspetto più rilevante della sua discesa nell’agone politico è rappresentata dall’investitura formale ricevuta dal suo ex assistito e padre nobile della Repubblica. «All’inizio era molto perplesso - ha raccontato Bongiorno riferendosi al senatore Andreotti - e mi ha chiesto di riflettere bene. Io gli ho chiesto di aiutarmi: per 11 anni ho dato consigli al presidente, negli ultimi due anni i consigli me li ha dati lui. Anche sulla scelta di An ha condiviso in pieno la mia decisione». Insomma, l’ex presidente del Consiglio ha «pesato» non poco sulla candidatura considerato che Bongiorno è stata «corteggiata» anche dal centrosinistra.
Il tema della giustizia sarà l’impegno principale dell’avvocato nel suo nuovo ruolo di parlamentare. «Voglio dare un contributo nella materia specifica del diritto: risolvere l’emergenza dei processi che durano 15 anni», ha sottolineato. Secondo Bongiorno, «la giustizia è un malato terminale e bisogna trovare la cura per non farla morire, ma la mia non è una crociata contro la magistratura, anzi mi piacerebbe essere un ponte di collegamento con i giudici». E in breve ha reso note le sue posizioni. Riprendendo le parole del presidente Ciampi, ha affermato che «il giudice deve apparire indipendente oltre che esserlo», mentre la legittima difesa «incide più sul dibattimento che sul diritto e non esiste nessuna licenza d’uccidere».

Le candidature degli indagati? «Sì, finché non c’è sentenza». L’amnistia? «Sono più favorevole alla depenalizzazione di fattispecie minori». D’Ambrosio nei Ds è la riscossione di un credito con la sinistra come ha detto Berlusconi? «Mi piace ragionare sui fatti».

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