Roma - Leggera e prevedibile rotazione del mirino e - come da programma - bersaglio che si sposta da Granata a Fini. Nel secondo giorno di contraerea berlusconiana agli affondi delle ultime settimane da parte della pattuglia finiana, è direttamente sul presidente della Camera che puntano gli ex colonnelli di An. Perché, è il senso del ragionamento fatto dal Cavaliere nelle ultime ore, è arrivato il momento che Fini si assuma le responsabilità di quello che dicono i suoi. Così, non stupisce che Alemanno auspichi una «sconfessione» di Granata mentre il sottosegretario agli Interni Mantovano - direttamente chiamato in causa nel j’accuse sui pezzi di governo che fanno sponda alla mafia - pretende che Fini dica «qualcosa di chiaro e definitivo sul punto in avvio della prossima seduta». Richiesta più che legittima visto che Granata non è solo un deputato del Pdl ma pure il vicepresidente dell’Antimafia.
Il secondo step della controffensiva, dunque, è chiamare direttamente in causa Fini. Che, non a caso, non ha alcuna intenzione di intervenire sull’argomento. Non prendere le difese di Granata significherebbe infatti far segnare un punto pesante al Cavaliere, ma appoggiarlo vorrebbe dire schierarsi apertamente contro il governo su una questione alquanto scivolosa. D’altra parte, che il vicepresidente dell’Antimafia si sia fatto un po’ prendere la mano, in cuor suo lo pensa anche l’ex leader di An che - racconta l’Agi - se ne sarebbe lamentato nelle sue conversazioni riservate. Ma ora che la partita la sta facendo il Cavaliere - che ieri si è concesso un lungo riposo ad Arcore - Fini è deciso a stare quanto più sottocoperta per cercare di rimandare la palla dall’altra parte. Anche per questo ancora ieri continuava a ripetere ai suoi interlocutori di essere «pronto a incontrare Berlusconi». Certo, «sempre che lui lo voglia». Perché, dopo aver tenuto alta la tensione per giorni con le bordate di Bocchino, Granata, Augello e Barbareschi, è chiaro che in questo momento il presidente della Camera non può che giocare sulla difensiva e aspettare che il caso-probiviri si sgonfi nonostante in privato non nasconda un certo fastidio per metodi che definisce «da inquisizione». Oltre a considerare «provocatorio» e «degno di nessuna risposta» l’invito di La Russa ad entrare nel governo come ministro dello Sviluppo economico. Ma anche la decisione di dare il via ai congressi locali del Pdl non pare convincere troppo l’ex leader di An. Perché, spiega il finiano Della Vedova, «congressi comunali e provinciali non inseriti nella logica di un congresso nazionale sono una cosa che non ha alcun senso e rasenta quasi il ridicolo».
Insomma, tutto sta nel capire quanto durerà questa guerra di nervi. Con Berlusconi e Fini che ufficialmente tacciono e le prime file a menar fendenti. Di certo, l’impressione è che i toni siano destinati a salire fino a mettere in discussione l’opportunità a che l’ex leader di An ricopra un incarico istituzionale tanto delicato. Al punto che uno che solitamente non parla a caso come Napoli non perde occasione di chiedere a Fini come possa «tollerare quanto accade in queste giornate senza pensare di compromettere la credibilità dell’istituzione che rappresenta». «Conoscendone e apprezzandone la prudenza - aggiunge - mi piace immaginare che anche il presidente della Repubblica avrà fatto filtrare le sue preoccupazioni per la sovraesposizione mediatica e politica del presidente della Camera». Un cortese giro di parole per dire che anche per il Colle la situazione potrebbe farsi difficile da sostenere. D’altra parte, al di là dei toni polemici, quel che può dare qualche problema a Fini è il fatto che Granata abbia parlato di mafia da vicepresidente della commissione Atimafia. Puntando il dito contro «pezzi del governo che fanno di tutto per ostacolare le indagini sulla strage di via D’Amelio» e criticando apertamente il sottosegretario Mantovano per non aver ammesso Spatuzza al programma di protezione.
Insomma, gli ingredienti per un incidente istituzionale ci sono tutti. Soprattutto se qualcuno nel Pdl dovesse decidere di portare la cosa non solo davanti all’ufficio di presidenza ma anche nelle sedi parlamentari competenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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