"Fini torni in ginocchio, sempre meglio di Casini"

Al leader della Lega non va giù la "legione straniera" di centristi che potrebbe sostenere il Cav e dice: "Per Gianfranco la Padania non esiste?" E subito si leva il dito medio

"Fini torni in ginocchio, sempre meglio di Casini"

nostro inviato a Ferrara

Alleato fedele, fedelissimo, che rinuncia alle elezioni anticipate perché «quello che va bene per Silvio Berlusconi va bene a noi». In realtà, Umberto Bossi non digerisce proprio tutto. Per esempio, non gli va tanto giù la «Legione straniera», cioè l’operazione tentata dal Pdl di allargare la maggioranza arruolando nuovi parlamentari. Venerdì, alle pendici del Monviso, ai cronisti che gli chiedevano un suo parere aveva risposto mostrando il dito medio. Ieri pomeriggio, al termine del comizio tenuto nella piazza del Castello estense di Ferrara, il Senatùr ha chiarito il senso di quella presa di posizione: «Spero che Fini torni in ginocchio da Berlusconi - ha detto -. Se si deve andare avanti senza elezioni, meglio Fini che Casini nonostante tutto».
La «Legione straniera» di rinforzo al governo non piace a Bossi. E soprattutto non gli piacciono i centristi. Piuttosto ricucire con Fini. In estate la Lega si era presa il ruolo di pontiere tra i due cofondatori del Pdl, il ministro Calderoli e il governatore piemontese Cota avevano preso i galloni di ufficiali di collegamento. Il discorso di Mirabello sembrava aver segnato un punto di non ritorno. Venerdì alle sorgenti del Po lo stesso Calderoli aveva confessato di aver perso le speranze. Ieri a Ferrara anche Bossi ha rincarato la dose, lasciandosi un po’ andare. «Fini dice che la Padania non esiste? - si è chiesto il leader del Carroccio, mostrando alla platea il dito medio -. Invece la Padania esiste, la Lega c’è e vince le elezioni. E poi porta a casa il federalismo».
Invece, piuttosto che imbarcare truppe di complemento dalla incerta lealtà, sempre meglio tenersi stretta la componente finiana. La Lega, Bossi lo ha ripetuto ancora, voterà la fiducia al governo sui cinque punti. «Non siamo come Fini che cambia bandiera. Berlusconi ha mantenuto la parola con noi, e noi la manteniamo con lui. Il governo non può tirare avanti uno, due, tre anni nelle mani altrui, sempre a chiedere voti qua e là. Non può dipendere dagli altri».
Bossi è arrivato in ritardo al comizio di Ferrara. Dopo l’ascesa sul Monviso, aveva passato la notte a Mantova da dove è partita la motonave padana che ha disceso il Po. Ma il Senatùr si è fatto portare a Milano per partecipare (assieme a Roberto Maroni) ai funerali di Guido Passalacqua, giornalista di Repubblica che tra i primi raccontò il fenomeno Lega negli anni Ottanta. Bossi ha ricordato Passalacqua dal palco, scusandosi del ritardo. «Stava dall’altra parte ma era uno che ci rispettava. Aveva capito che noi alla libertà del Nord ci crediamo davvero e ci crederemo sempre. Non ci interessa fare il partitello - ha aggiunto il Senatùr lanciando l’ennesima frecciata verso Fini - ma portare la Padania alla libertà. Tutto il resto, dal federalismo al decentramento, è secondario».
La marcia verso Venezia mette di buon umore il Senatùr. Ieri dal palco ha scherzato a lungo sul fotografo del Corriere della Sera («Corrieraccio» per Bossi) che lo segue abitualmente. E ha fatto una battuta anche sul figlio Renzo, neo consigliere regionale lombardo che lo accompagna sempre più spesso. Ieri il rampollo di Bossi è arrivato per tempo al Castello estense e i militanti lo hanno accolto come una star. «Salendo verso la sorgente del Po a un certo punto mi è mancato il fiato - ha confessato Bossi - c’era un sentiero stretto e sassoso in salita. Per la prima volta ho detto: meno male che ho un figlio che mi sostiene. Avere qualche figlio va bene, anche per la Padania, sono bravi perché la pensano come noi».
Parole a metà tra il serio e lo scherzoso. E sempre su questo tono ha parlato di Berlusconi e Tremonti. «Tremonti è abbastanza bravo perché tiene la borsa chiusa. Senza di lui l’Italia avrebbe fatto la fine della Grecia. Lui ha detto di no, ed è difficile. Se c’era soltanto Silvio o la sinistra...

Dare a tutti non si può, anche se sarebbe più facile. Ma bisogna fare un altro passo, cioè dare stipendi federali. Le buste paga devono tener conto del costo della vita. E al Nord la vita è più cara che al Sud». A buon intenditor...

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