Politica

Fiorani: ecco la lobby pro-Fazio Indagato il senatore Grillo

L’ex ad della Bpi: «Ho finanziato Consorte per Antonveneta e ho avuto aperture da Bersani»

Stefano Zurlo

da Milano

I seggi sono chiusi da pochi minuti quando le agenzie battono la notizia che un parlamentare, il senatore di Forza Italia Luigi Grillo, è indagato a Milano per aggiotaggio. Il Palazzo fa così il suo ingresso nell’inchiesta Antonveneta e i nomi di altri politici, le cui posizioni sono tutte da vagliare sul piano penale, filtrano dalle pagine dell’ordinanza con cui il gip Clementina Forleo ha concesso gli arresti domiciliari a Gianpiero Fiorani e Gianfranco Boni. Nei suoi verbali, riassunti dal gip, Fiorani chiama in causa anche Marcello Dell’Utri e Cesare Previti, con cui avrebbe progettato di costruire una lobby pro Fazio in Parlamento. Racconta i suoi tre incontri con il premier e ricostruisce il meeting avvenuto a Roma fra Berlusconi e il Governatore, concluso dal «patto dello Sciacchetrà»: in pratica il premier si sarebbe impegnato a mantenere il mandato a vita per il Governatore e in cambio Fazio avrebbe evitato di fare le pulci ai conti dello Stato.
Affermazioni tutte da verificare quelle di Fiorani, e le cui parole trovano parziali riscontri nei verbali di Boni e Silvano Spinelli, il cassiere e gestore dei fondi neri di Bpl, ancora ai domiciliari. Fiorani - secondo quanto trapela dall’ordinanza della Forleo - si sofferma su tre rendez vous con il premier. Il primo avviene in Sardegna, a Villa Certosa, nell’estate del 2004. È l’incontro cosiddetto «del cactus» perché l’amministratore delegato di Bpl si sarebbe presentato in Sardegna portando in dono al Cavaliere un gigantesco cactus. Alla riunione avrebbero preso parte anche Cesare Previti e Luigi Grillo, accompagnati dalle signore.
Tema della conversazione? Fiorani avrebbe illustrato al premier il piano per la scalata Antonveneta e il premier avrebbe risposto: per me va bene se il Governatore è d’accordo. Il secondo faccia a faccia avviene al Salone nautico di Genova e questa volta, sempre secondo i verbali, sarebbe stato il Presidente del Consiglio a chiamare Fiorani. Il Cavaliere avrebbe chiesto rassicurazioni sull’inchiesta relativa al fallimento di Hdc, la società del sondaggista Luigi Crespi. In particolare, «Berlusconi volle sapere che cosa avevo detto detto ai magistrati che mi avevano interrogato per la questione Hdc. Voleva sapere se Crespi aveva bobine con registrazioni. Gli dissi: “Stia tranquillo”: e lui rispose: “E lei stia tranquillo per la scalata”». La terza volta i due si sarebbero visti ad Arcore, ancora a parlare del progetto Antonveneta. «Quando parlai con Berlusconi capii che sapeva cose che non doveva sapere. Evidentemente Grillo lo teneva informato».
Non basta. Perché Fiorani descrive, per quel che gli ha svelato il Governatore, anche il cosiddetto «patto dello Sciacchetrà»; il Governatore e il premier si sarebbero dati appuntamento a Roma e davanti a una bottiglia del pregiato vino delle Cinque Terre avrebbero raggiunto una sorta di accordo: il premier avrebbe dato disco verde al mantenimento del mandato a vita per il Governatore nella nuova legge sul risparmio, in cambio il Governatore avrebbe rinunciato a criticare il Governo a proposito dei parametri relativi ai conti dello Stato. Notizie difficili da verificare e non sempre misurabili col metro del codice penale.
Anche l’attività di lobbying va valutata con prudenza. «Cercavo di costituire in Parlamento una lobby a favore dell’ex Governatore», racconta Fiorani. Che spiega di aver versato un contributo di 200mila euro a Grillo che a sua volta avrebbe girato metà dei proventi, 100mila euro, a Dell’Utri. Sul punto, però, i verbali presentano contraddizioni. Un fatto è certo: per questo episodio, almeno finora, né Grillo né Dell’Utri sono stati iscritti nel registro degli indagati; Grillo risulta invece sotto inchiesta da diversi mesi per aggiotaggio: non va dimenticato che il parlamentare fu tra i primi a essere informato dell’ok concesso da Fazio all’opa di Bpl su Antonveneta. Fiorani parla anche di Previti, «il quale avrebbe avuto piacere di veder inserito il figlio nello staff legale di Banca Popolare di Lodi». Non solo: «Previti attraverso il figlio Stefano voleva accreditarsi come legale della banca».
Più in generale, Fiorani riconosce sì il ruolo di Grillo come ambasciatore di Fazio, ma evidenzia la parte avuta da Dell’Utri e Previti nel tenere i collegamenti con il premier. E a proposito del dialogo tessuto con esponenti di tutti partiti nel tentativo di dare spessore alla lobby pro Fazio e mandare avanti i suoi disegni strategici, Fiorani parla dell’apertura dimostrata da uno dei più autorevoli esponenti dei Ds, Pierluigi Bersani. E delle feroci spaccature all’interno della sinistra. Un fatto pare certo: per l’ex amministratore delegato di Bpl, Giovanni Consorte era alleato nella scalata ad Antonveneta. E Fiorani l’avrebbe finanziato per ottenere il suo appoggio, dettaglio questo che Consorte ha sempre negato.
Se ne dovrebbe sapere di più oggi, se il testo integrale dell’ordinanza verrà divulgato. Fiorani descrive pure la rottura, a proposito di Antonveneta, fra Fazio e il dominus di Capitalia Cesare Geronzi che avrebbe voluto creare un polo con gli olandesi di Abn Amro. E, implacabile, apre anche un altro fronte: quello delle talpe. Due i nomi: il sottosegretario di An Giuseppe Valentino e un generale delle Fiamme gialle; i due avrebbero soffiato a lui e ai suoi soci informazioni riservate. Infine, Fiorani conferma i versamenti a Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit ed ex Presidente della provincia di Alessandria, della Margherita. E conferma i contatti, tutti ancora una volta da verificare, con il forzista Aldo Brancher e con i leghisti Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti che avrebbe riconsegnato al mittente una mazzetta portatagli fin dentro il Parlamento.

«Sono sereno - ribatte Grillo - mai fatto nulla di illegale».

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