Fiorentina e Napoli da paura A segno 30 volte in 7 partite

La capolista stupisce per il tiki taka, i partenopei per intensità Ma entrambe incantano i tifosi soprattutto per i gol a raffica

Fiorentina e Napoli da paura A segno 30 volte in 7 partite

Uno, Paulo Sousa, è il tecnico portoghese meno blasonato (ma che ha nel curriculum esperienze in Premier League e in Svizzera sulla panchina del Basilea) che guarda tutti dall'alto. L'altro, Maurizio Sarri, è l'allenatore italiano più in ascesa, che sta attuando una rivoluzione tattica. Il Napoli e la Fiorentina sono vere e proprie macchine da gol: partenza diesel in campionato, soprattutto per i partenopei, poi l'accelerazione. A suon di reti, appunto.

Paulo Sousa ha iniziato il suo lavoro in un ambiente definito «inquietante» da Andrea Della Valle. Subito un messaggio al torneo con il successo sul Milan, annullato dal ko con il Torino, poi la striscia vincente di cinque partite. In attesa del recupero pieno di Pepito Rossi, che intanto si è tolto un po' di ruggine andando a segno a Lisbona in Europa League dopo un digiuno durato oltre quasi un anno e mezzo, ci hanno pensato prima Babacar e Ilicic, poi Kalinic: la punta croata che aveva trascinato l'outsider Dnipro alla finale di Europa League si è fatto scoprire dal pubblico italiano con la tripletta a San Siro contro l'Inter. Che di fatto ha aperto la settimana d'oro dei viola: undici reti segnati in 3 partite tra campionato e Coppa. Frutto di un gioco pratico, veloce e fatto di passaggi di prima. «Lo scudetto? Ci sono squadre migliori di noi ma crediamo di poter competere, se la città ci spinge...», l'analisi del professore portoghese.

Cinquecento chilometri, dalle parti di Castelvolturno, sta nascendo un Napoli organizzato, motivato e spettacolare. Così Sarri ha risposto agli attacchi e conquistato la difficile piazza azzurra, ancora scottata dall'illusione Benitez. Ai primi affanni della stagione (il ko esterno con il Sassuolo, i pareggi con Sampdoria, Empoli e Carpi) il tecnico ha deciso di cambiare rotta: niente più trequartista, come nel sorprendente Empoli dell'anno scorso, ma tridente offensivo. Risultato: 18 reti all'attivo in sei gare (compresa la brillante Europa League e la vittoria più larga mai ottenuta a San Siro) e uno solo al passivo, per altro ininfluente, contro la Juventus.

Così l'Higuain scontento e con le valigie in mano ha rispolverato grinta e spunti da bomber, tanto da tornare il Pipita dei giorni migliori. In più l'inizio devastante di Insigne (cinque reti come l'argentino, suo record in A del 2012-13 già eguagliato), valore aggiunto di un attacco esplosivo che si completa a turno con il Callejon uomo assist (ma due volte in gol in Europa) e il Mertens bomber di Coppa. E poi Allan, centrocampista dagli inserimenti micidiali, un uomo ovunque che si è scoperto anche goleador: in tre anni di Udinese un solo sigillo in A, in sette giornate con la maglia del Napoli già tre centri. Importante poi il lavoro sulla linea difensiva che ha permesso a Sarri di rivalutare una retroguardia che fino a sei mesi fa faceva acqua da tutte le parti con numeri da zona retrocessione.

E a completare la fabbrica del gol di casa nostra ci sarebbe la Roma di Garcia in crescita esponenziale e di classifica.

Il miglior attacco del torneo (17 gol con dieci cannonieri ma con il ritorno esplosivo di Gervinho e senza il reale apprto di Dzeko, fermo ai box) è però soffocato da una difesa colabrodo - 13 le reti incassate se ci mettiamo anche le tre «pappine» rimediate in Champions dal Bate Borisov -. Se il francese blinderà la porta, i giallorossi torneranno protagonisti.

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