La grande città orientale di Singapore, la prima gara in notturna della storia della Formula 1. Tutte le premesse dunque per uno spettacolo mondiale senza precedenti, capace di dare una svolta ai Gran Premi del futuro.
Già dalle prove si era capito che di spettacolo da Guinness dei record e di svolta forse non si sarebbe trattato. Ma poi di competizione vera, valida per un vero mondiale, comprensibile ai piloti, agli addetti e al pubblico, ne abbiamo vissuto solo qualche giro, esattamente sino all'incidente di Nelson Piquet, con ben chiaro il dominio di Massa, la rincorsa di Raikkonen su Hamilton, il gruppone subito dietro. L'entrata della safety car e tutto quello che ne è seguito ha reso secondo me incomprensibile quello che stava succedendo: chi era primo, chi dietro e perché. Gli stessi commentatori della diretta televisiva, Sky e Rai, non si raccapezzavano molto della situazione, nonostante fossero lì sul campo. Sino a pochi giri dalla fine la classifica era in discussione: ma chi si doveva fermare? Chi doveva essere penalizzato? Chi poteva arrivare sino alla fine? Ribadisco che non si può giocare professionalmente il risultato di un campionato del mondo su di un tavolo come questo visto a Singapore; anche Montecarlo è difficile, ma per favore non facciamo confronti o non diciamo che «i piccoli cresceranno». Stiamo parlando di Singapore e di una prima volta preparata con budget faraonici.
Questa volta è inutile per me entrare nel merito del problema Ferrari e del semaforino pit-stop passato al verde in modo sbagliato, o del numero di Raikkonen a soli 3 giri dalla fine. La vittoria di Fernando Alonso infatti sembra quasi una vendetta sulla Ferrari che ha rinnovato con Kimi, scostando di fatto il campione spagnolo.
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