da Milano
Potrebbe essere il suo ultimo valzer come direttore dorchestra del Fondo monetario internazionale. E per uno che si chiama Dominique Strauss-Kahn, suona un po come una beffa. Ma nel pasticciaccio brutto in cui si è cacciato lex ministro francese delle Finanze, sembrano essere davvero troppe le note stonate.
Di mezzo cè unex amante, Piroska Nagy, allepoca dei fatti economista del Fondo, origini ungheresi, sposata con il collega argentino Mario Blejer, anchegli dipendente dellFmi. Gli economisti - si sa - sono spesso uomini distratti e meticolosi al tempo stesso: alcuni mesi fa, il disattento Strauss-Khan ha inviato allamata una mail troppo languida per poter essere equivocata con uno scambio di pareri sul problema endemico dellinflazione africana. Caso ha voluto che lo scrupoloso Blejer ci abbia messo sopra gli occhi. Un vero patatrac, così assonante con crac, il nemico contro cui il Fondo dovrebbe combattere senza distrazioni ai tempi del colera finanziario. Di lì a poco, la liaison dangereuse si è interrotta. Piroska ha detto adieu al Fondo, non senza incassare prima una lauta buonuscita e ricollocarsi poi a Londra presso la Bers, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Pur senza correre di bocca in bocca, la love story finita male è arrivata comunque alle orecchie di alcuni membri del direttivo. Tutti zitti e coperti? Macché: via allinchiesta formale e, dunque, alla gogna mediatica.
Lindagine, affidata ai professionisti della Morgan, Lewis&Bpckius LLP, è fondata su sospetti pesantissimi a carico di Dominique: da quello di aver abusato del proprio potere per allacciare la relazione, fino a quello di aver spinto madame Nagy a mollare il posto in cambio della ricca liquidazione. Strauss-Kahn ha confessato, senza indulgere al romanticismo: «Lincidente che si è prodotto nella mia vita privata ha avuto luogo nel gennaio di questanno durante una conferenza in Europa»; «in nessun momento - ha aggiunto - ho abusato della mia posizione al Fondo monetario». Quasi un verbale di polizia.
Per il pupillo dellex premier francese Lionel Jospin, il momento è critico. Anzi, è il peggiore da quando, era il settembre 2007, salì sul podio del Fmi grazie allo sponsor di Nicolas Sarkozy, allappoggio dellUnione europea e degli Usa. Anche perché lo scandalo rischia di inasprire gli attriti già esistenti tra i vari componenti di punta di unorganizzazione complessa e variegata come il Fondo. Fino a venerdì, non tutti i direttori esecutivi del consiglio erano stati messi al corrente dellaffaire. Cè sempre qualcuno che non sa. E che poi si vendica. Alcuni Paesi accusano ora i membri del board che erano a conoscenza del misfatto di averne approfittato per trarne vantaggio nei negoziati con Strauss-Kahn sulle politiche e sullallocazione dei fondi da parte del Fmi. Un funzionario dellorganizzazione - citato dal Wall Street Journal - ha spiegato che il numero di persone a conoscenza della relazione era stato limitato per proteggere la privacy. Una privacy, alla fine, sforacchiata come un groviera.
Strauss-Kahn sa ora di essere in bilico. A suo favore, tra laltro, non depone il precedente dellallora numero uno della Banca mondiale, nonchè amico di George W.
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