Claudia Passa
«Giovambattista Martinelli, segretario generale della Cgil di Viterbo». «Onorevole Sabina Rossa, figlia di Guido Rossa». «Giovanni Fasanella, autore del libro». «Alberto Franceschini, fondatore delle Brigate Rosse». «Beppe Casadio, presidente associazione Centenario Cgil».
Non è lindice di unenciclopedia, né un estratto del «Catalogo dei viventi». Si tratta della lunga lista dei partecipanti alla presentazione organizzata dalla Cgil di «Guido Rossa, mio padre», volume a quattro mani realizzato da Fasanella e dalla figlia del sindacalista comunista dellItalsider morto ammazzato a Genova nel 79 ad opera del partito armato con la stella a cinque punte. Titolo dellevento, moderato da Bianca Berlinguer e ospitato il prossimo 7 dicembre nella sala conferenze della Provincia di Viterbo, «Cgil, protagonista della difesa della democrazia negli anni di piombo». Porterà i suoi saluti il presidente della Provincia, il Ds Alessandro Mazzoli, ed è anche a causa di questa presenza istituzionale che il senatore di Forza Italia Giulio Marini lappellativo utilizzato per presentare Franceschini proprio non lha mandato giù.
«Fondatore delle Brigate Rosse». Col didascalico linguaggio che ricorda una carica accademica o un titolo di merito gli organizzatori hanno scelto di qualificare lex «compagno» di Renato Curcio e Mara Cagol, dissociatosi dalla lotta armata e poi impegnato nellassociazione per detenuti «Ora daria». Marini va giù duro, parla di «incredibile titolo professionale con il quale viene identificato lex terrorista rosso», dapprima ironizza, poi spiega che «la vicenda, certamente grave, sarebbe grottesca se allappuntamento organizzato dalla Cgil non prendesse parte tra gli altri anche una figura istituzionale come Alessandro Mazzoli, presidente Ds dellamministrazione provinciale». Lo stesso Mazzoli che nel febbraio scorsco, portando il suo saluto in apertura del congresso nazionale della Cgil - Funzione Pubblica, disse: «Siete il sindacato di Giuseppe Di Vittorio e di Luciano Lama, di Placido Rizzotto, di Guido Rossa, di Massimo D'Antona. Siete una parte essenziale della nostra democrazia».
Una svista, quella degli organizzatori della presentazione? Una leggerezza? Un eccesso di didascalismo, o forse di «politicamente corretto»? Per il senatore azzurro si tratta di «qualcosa di inaccettabile». Più in generale Marini ritiene di percepire, nella dialettica politica dei nostri giorni, il tentativo di «rilettura» o più semplicemente una sorta di involontaria «legittimazione» del «movimento di terroristi che ha lasciato una lunga scia di sangue nei terribili anni di piombo della nostra Repubblica, togliendo la vita a tante persone innocenti».
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