Egregio Direttore, le parole sono come pietre, si suol dire, e allora vanno maneggiate con cura e precisione. Vediamo. Nel suo editoriale di ieri Lei scrive che «Formigoni ha dichiarato che in fondo lui lavorerebbe bene con Pisapia». Alt, questo non è vero. Rispondendo ad una domanda che tendeva a farmi dire quello che Lei ha scritto, ho invece detto qualcosa di radicalmente diverso: «Come Presidente di Regione ho lavorato con Sindaci e Presidenti di Provincia di ogni colore. Quando i cittadini si sono pronunciati, io istituzionalmente collaboro con tutti coloro che i cittadini hanno mandato. Fin quando c’è la campagna elettorale tento di convincere gli elettori a scegliere».
Le mie affermazioni sul tema sono state queste e solo queste. Altro che lavorare bene con Pisapia! Ho anche aggiunto ironicamente che sono pronto a collaborare con Pisapia, «capo dell’opposizione a Milano».
E quindi Le chiedo: c’è qualcuno, anche tra i più esagitati, che possa contestare non solo la correttezza ma anche l’opportunità di tali affermazioni, nel momento in cui tutti in casa nostra concordano sul fatto che dobbiamo abbassare i toni? Non credo proprio.
Ma ancora. Il 19 maggio, il Giornale, in un articolo non firmato e quindi attribuibile al suo direttore, mi accusava di inesattezze per aver detto che il vostro editoriale del 21 aprile, da Lei firmato, invitava a «votare Lassini e non Berlusconi».
Ahi, ahi, Direttore, non c’è nessuna inesattezza. Lo sanno tutti che si vota con una sola preferenza, e dunque ho proprio ragione io: invitare a votare a Lassini equivale a invitare a non votare Berlusconi, dal momento che se scrivo Lassini non posso scrivere Berlusconi.
Tutto questo per arrivare a dire che i cittadini milanesi e lombardi, cattolici e laici, anche in queste settimane e in questi giorni hanno ascoltato e ascolteranno dal loro Presidente di Regione con nettezza e senza infingimenti l’incoraggiamento a votare per Letizia Moratti per mille e un motivi, dall’Expo, agli aiuti alle famiglie e agli anziani, alle politiche giovanili, a quelle del lavoro e dell’impresa.
Motivazioni che sono ancora più rafforzate se si legge il programma di Pisapia in cui si incontrano cento errori che un moderato e un riformista non potrebbe votare mai: l’apertura pressoché indiscriminata dei campi rom, l’apertura dei concorsi pubblici agli stranieri, la volontà di costruire un grande centro islamico con annessa moschea, l’istituzione di un registro delle unioni civili, il privilegio al prelievo sull’utilizzo e consumo della città (cioè più tasse), il diritto di voto agli stranieri...
Cento e cento motivi per non votare Pisapia e per spingere noi tutti da qui a domenica a impegnarci ancor di più per votare e far votare Letizia Moratti.
*Presidente della Regione Lombardia
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