La forza del dialogo tra ebrei e cristiani

Un libro davvero eccezionale è questo, letto, anzi divorato, nei giorni scorsi: Un rabbino parla con Gesù di Jacob Neusner, il grande studioso dell’ebraismo (San Paolo, pagg. 202, euro 14).
Eccezionale per molte ragioni, prima fra tutte la determinazione che fa nascere il libro: il bisogno sincero di un uomo ebreo di dialogare con il mondo cristiano che gli ha fornito la possibilità di studiare e insegnare la propria cultura e la propria fede.
L’esistenza di questo libro è dunque, già da sola, una sorta di apologia cristiana. L’incontro viene immaginato sulle rive del mar di Galilea, o lago di Tiberiade, tra K’far Nahum (Cafarnao) e la stessa Tiberiade, dove Gesù tenne il suo Discorso della Montagna. A quest’epoca della sua vita, il Signore non è ancora famoso, non si è trasferito a Gerusalemme, ovviamente non è né morto né risorto.
È con questo Gesù - per l’esattezza con il Gesù del Vangelo di Matteo, quello che maggiormente lega la missione di Gesù alla sua appartenenza ebraica - che Neusner intende dialogare. La conversazione si svolge intorno a punti precisi del discorso di Gesù, paragonati a passi della Torah, l’insegnamento incentrato sulla Legge di Mosè.
L’opzione del rabbino, che alla fine deciderà di non seguire Gesù - spiegandone bene il motivo - non ha nulla di obbligante: è una scelta personale, che non ne esclude di diverse. Il libro si propone infatti di offrire spunti utili sia ai cristiani che agli ebrei per approfondire e non dare per scontata la loro fede.
Molto ci sarebbe da rispondere a Neusner.

Ma è la bellezza del libro che mette voglia di rispondere. Questo è il Dialogo: non tolleranza, non relativismo. Il Dialogo rappresenta la stessa drammaticità con cui il Vero si realizza nell’uomo. Poche volte l’ho visto realizzato come in questo libro.

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