Francesconi: con la mia tromba sfido Beethoven

«È un pochino imbarazzante; il mio nuovo pezzo accanto alla Nona di Beethoven» ci dice convinto Luca Francesconi, autore di un concerto per tromba, dal titolo Hard Pace duro cammino, che oggi verrà presentato in prima mondiale all’Accademia di Santa Cecilia con direttore Antonio Pappano e con Hakan Hardenberger solista. Un musicista di oggi al cospetto di uno di ieri, la cui ultima sinfonia rappresenta senz’altro una delle più grandi rivoluzione della musica.
«Ho la fortuna - prosegue Francesconi - di scrivere musica assai spesso inserita nelle normali stagioni, il che mi fa pensare, che al di là del linguaggio, la mia musica colpisca immediatamente i sensi, prima che la mente. Perciò questi confronti, ripeto imbarazzanti, sono per me assai frequenti. Del resto meglio il confronto, che la ghettizzazione nei festival specialistici, che non vedo di buon occhio».
Come farà allora a dirigere la Biennale Musica di Venezia per i prossimi quattro anni?
«Un festival internazionale come quello di Venezia ha il vantaggio di essere meno condizionato dal mercato. E perciò, volendo io far conoscere opere nuove, quella veneziana è una situazione ottimale. Intendo ogni anno fare il punto su ciò che accade di nuovo nella musica, sia in Italia che nel mondo. L’edizione di quest’anno avrà un titolo programmatico: Radici Futuro. Vorrei cioè mostrare ciò che i nostri padri e nonni musicali hanno seminato e quel che è stato raccolto dai loro figli e nipoti. Senza prevenzioni nei riguardi di nulla e di nessuno, operando però una selezione in base al valore delle opere. Presterò molta attenzione agli italiani, anche ai giovani musicisti italiani, che vedo molto depressi - per la scarsa attenzione rivolta loro nel nostro paese - e che rischiano di rinunciare prima ancora di provarci».
Perché un concerto per tromba, uno strumento non tanto attuale; e qual è la ragione del curioso titolo?
«È vero, la tromba non è uno strumento molto presente nella tradizione occidentale; mentre lo è, invece, in quella jazz, che appartiene alla mia formazione parallela di musicista. La ragione del titolo sta nella mia adorazione per Miles Davis, il quale è riuscito a piegare il suono di uno strumento dalle connotazioni guerriere, virili, fino a fargli esprimere la fragilità, la debolezza che è l’unica vera forza dell’uomo».


Il concerto di Francesconi, dopo Roma, verrà eseguito anche al Concertgebown (Olanda), al Festival MiTo (Milano-Torino), dai Goeteborg Symphoniker (Svezia), e dalla Bergen Philharmonic Orchestra (Norvegia)
Auditorium. Sala Santa Cecilia. Oggi alle 18; lunedì 28, ore 21; martedì 29, ore 19.30. Info: 06.8082058.

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