Fratelli d’Italia, la Lega esce dall’aula e scoppia il finimondo

Bufera della Lega dopo che consiglieri e assessori regionali ieri hanno abbandonato l’aula quando, come da legge recentemente votata, a inizio seduta sono risuonate le note dell’inno nazionale. Un cenno di Renzo Bossi e tutti alla bouvette. Unica eccezione, ma solo per ragioni istituzionali, il presidente Davide Boni. Con il cravattone verde e le braccia incrociate. «Un livello di demagogia senza precedenti», commenta. «Settanta secondi di inno di Mameli - taglia corto il governatore Roberto Formigoni - non fanno male a nessuno, sono un simbolo importante di quello che siamo». Durissima, invece, la reazione nel centrodestra.

«Chi non rende onore alla propria bandiera, al proprio inno e alla Patria - sentenzia l’assessore e coordinatore provinciale del Pdl Romano La Russa non può che essere definito vigliacco e la sua esistenza meschina». Con le polemiche che non finiscono qui perché Matteo Salvini e l’assessore Alessandro Morelli domani celebrano i 150 anni lavorando con la scrivania piazzata davanti a Palazzo Marino.

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