Roma - Ministro Scajola, ha rilanciato l’utilizzo dell’energia nucleare. Ma i risultati si vedranno nel lungo periodo. Nel breve, invece, che cosa si può fare?
«Al mio paese si dice che se non si parte non si arriva. Quindi il fatto di aver rimesso il nucleare nell’agenda energetica del Paese è un passo importante per dare una prospettiva di maggiore certezza al sistema industriale e a tutta la società italiana alle prese con l’aumento dei prezzi del petrolio e dell’elettricità. Ho detto che creeremo le condizioni affinché entro il 2013 si possa porre la prima pietra di una gruppo di centrali nucleari, necessarie per raggiungere il mix energetico ottimale del nostro Paese: 25% di idroelettrico e fonti rinnovabili, 25% di nucleare e 50% di combustibili fossili (gas, carbone pulito, petrolio). Con questo mix avremo garanzia degli approvvigionamenti e prezzi allineati a quelli medi europei e non superiori del 30% come ora. Nel frattempo procederemo speditamente con i rigassificatori, con le interconnessioni elettriche con gli altri Paesi e con l’efficienza e il risparmio energetico, semplificando le procedure e riducendo i costi per gli interventi in edilizia e per la realizzazione di piccole centrali a energie rinnovabili o con impianti di cogenerazione per i quali abbiamo previsto anche incentivi per 25 milioni»
Ieri per qualche momento in Europa si è temuto un grave incidente in una centrale nucleare slovena a pochi chilometri dai nostri confini.
«Non abbiamo elementi certi ma secondo le notizie che danno le autorità slovene, i sistemi di sicurezza hanno funzionato e comunque si tratta di centrali di vecchia generazione».
Come conta di rilanciare le liberalizzazioni? E da quale settore vuole iniziare?
«La liberalizzazione è un processo costante che deve riguardare tutti i mercati, perché l’efficienza va guadagnata giorno per giorno. In un’economia libera i rincari che non siano giustificati dal rialzo dei costi si possono combattere solo con iniezioni di maggiore concorrenza. Per questo stiamo rendendo più efficace l’attività di monitoraggio per segnalare all’Antitrust comportamenti che potrebbero essere lesivi della concorrenza a danno dei cittadini, come abbiamo già fatto per il latte fresco nella zona di Napoli, dove i cittadini hanno segnalato abnormi rialzi dei prezzi. Adotteremo misure per rendere più efficienti le filiere distributive, come faremo presto per il settore dei carburanti anche per rispondere ai rilievi della Commissione europea. Affronteremo con decisione la privatizzazione e la liberalizzazione, con piena apertura alla concorrenza, dei servizi pubblici locali, le “piccole Iri” comunali e regionali, di cui si parla da anni, ma che sinora sono state bloccate da pregiudizi ideologici e protezionismi localistici. Andremo avanti con fermezza, ma anche con equilibrio, dialogando con le categorie interessate come stiamo facendo con i produttori e distributori di prodotti petroliferi. In questo settore gli interventi dirigisti, che possono colpire l’immaginazione, spesso provocano infatti più disagi che benefici ai cittadini».
A Roma i negozianti che rimangono aperti la domenica sono stati multati. Lei pensa di introdurre liberalizzazioni nel commercio? E come?
«A Roma sono stati multati alcuni negozianti che avevano tenuto aperto il 1° maggio, che è uno degli 8-10 giorni in cui secondo le norme regionali e locali si deve osservare la chiusura. La liberalizzazione del commercio è partita nel 1998 e il compito di regolare il settore spetta alle Regioni. Da allora c’è stato un progressivo ampliamento delle facoltà di apertura. Si è anche messa in moto una certa competizione tra i territori, per attrarre turisti e consumatori. Penso che non siano necessarie nuove regole generali. Serve piuttosto un monitoraggio attento delle diverse situazioni per aumentare la flessibilità a vantaggio dei consumatori e un rapporto costante con le Regioni per arrivare a una migliore armonizzazione delle varie normative».
Il suo collega Giulio Tremonti vuole introdurre la Robin Hood tax, la dovranno pagare i petrolieri. Lei li ha incontrati. Ha loro anticipato qualcosa?
«Con i petrolieri abbiamo avviato il tavolo permanente di confronto che ha l’obiettivo di introdurre maggiore efficienza nella produzione e nella distribuzione di carburanti, con lo scopo di ridurre il differenziale tra i prezzi italiani e quelli medi europei, rivedendo anche i metodi di rilevazione e calcolo. Non abbiamo parlato della cosiddetta Robin Hood tax, che è materia del ministro dell’Economia».
Se Mister Prezzi è stato cancellato, come pensa di monitorare l’andamento anomalo di alcuni prezzi sui mercati?
«Mister prezzi non è stato cancellato: questa funzione continua a essere affidata al capo del dipartimento Regolazione del mercato del ministero. Come Mister Prezzi ha un maggior ruolo di coordinamento degli uffici prezzi delle Camere di commercio, che ricevono le segnalazioni da parte dei cittadini, e con le categorie interessate. La segnalazione all’Antitrust sui prezzi del latte a Napoli deriva dalla sua attività di monitoraggio, che sarà ulteriormente potenziata».
Già oggi l’Istat fornisce, informalmente, un indice dei prezzi al consumo per le famiglie, diverso dal tasso d’inflazione. Non crede che sia il caso di aggiornare il valore che indica il carovita?
«L’Istat ha cominciato a pubblicare un indice dei prezzi parziale, che riguarda i beni con maggiore frequenza di acquisto, beni compresi nell’indice generale, che a sua volta viene aggiornato annualmente sulla base dell’andamento della struttura dei consumi, ed è armonizzato su base europea.
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