E se dessimo un taglio a questo campionato che ieri ci ha propinato un finto menu? In un colpo solo ci siamo cuccati sei partite amichevoli a metà pomeriggio e quattro che ci somigliavano tanto in serata. Cosa volete: il programma va rispettato fino in fondo. Alla faccia di chi si fa un mazzo, risparmiando perfino sulla spesa al supermercato, per andare allo stadio (ma quanto è diventato difficile comprare un biglietto) o gustarsi le partite in pay-tv (a prezzi più o meno interessanti). Ieri il livello emozionale ha toccato il fondo. È stato come andare a vedere un film di cui già si conoscevano canovaccio ed epilogo. Anzi peggio. Perché ieri non c’era proprio niente da raccontare.
I grandi capi di questo barnum, che si chiama Serie A, fanno a botte per spartirsi i bacini d’utenza, ma non si degnano di cambiare il format a un torneo senza appeal nella sua parte finale. Con tante, troppe, sfide da presa in giro. Meglio la Lega di B. Dove il presidente Abodi vuole introdurre i rigori per limitare il voto di scambio sui pareggi (3 punti a chi vince al novantesimo, 2 a chi si aggiudica la lotteria dal dischetto, 1 a chi pareggia nei tempi regolamentari) e ritornare ai numeri canonici, dall’1 all’11, d’un calcio rimpianto da molti.
Su questi punti la Lega di A è miope. Adesso che è rientrata nel consiglio federale dopo aver avuto importanti garanzie sul secondo extracomunitario e che sta cercando di ritrovare un minimo di unità sulla spartizione dei quattrini televisivi, potrebbe dare una rinfrescata al campionato. Soprattutto sul numero delle squadre, 20 sono troppe, ce ne vorrebbero 18 per aumentare l’equilibrio. Ma figuratevi se si assume la responsabilità di portare sul tavolo federale una proposta simile e, prima ancora, di parlarne all’interno. Impossibile. Chi lo pensa è un idealista. Quanto meno la Lega di A potrebbe istituire i playout (ne abbiamo parlato l’altra settimana su questo giornale) per stabilire le due squadre destinate in B oltre all’ultima in classifica e rendere più vivace le ultime giornate di campionato. Sarebbe già qualcosa.
Ma non ha senso confrontarci con un finale così insulso. Dove ci sono state squadre, come Bologna e Cagliari, che hanno collezionato brutte figure senza porre a repentaglio la permanenza in A. Guai però a tirare la corda.
Ci vuole coraggio per chiedere ai network, interessati ai diritti televisivi, di sborsare un altro centone. O pretendere che la gente si abboni allo stadio o alla tv di fronte a un’offerta irrilevante nell’ultima parte della stagione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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