Omertà. Difficile trovare un altro termine, anche se la latitudine non è quella di Palermo. Questa volta tocca alla mitteleuropea Trieste capovolgere i luoghi comuni e dimostrare che sprecopoli abita un po’ dovunque. Destra e sinistra unite nel silenzio-assenso che avvolge la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, terra promessa della beneficenza fatta con i soldi degli altri. Geniale, cosa c’è di più comodo? Un po’ come fare shopping usando la carta di credito di Flavio Briatore. Miracoli delle regioni a statuto speciale, con Trieste che ogni anno mette a bilancio quasi 5 milioni di euro da distribuire ai consiglieri regionali. I quali, a loro insindacabile giudizio, li gireranno a enti, associazioni, pro loco e semplici parrocchie. O, in omaggio alla par condicio ricordano da sinistra, società di mutuo soccorso. E bocciofile, perché nulla vieta di destinare il denaro pubblico per allietare i pomeriggi di chi ha per passione il tiro al pallino.
Ricapitolando. Da anni ormai per norma e per «consuetudine» nel bilancio viene stanziato un «tesoretto» a disposizione dei consiglieri: 120mila euro per quelli della maggioranza e 50-60mila per quelli di opposizione da concedere a chi si vuole. A patto, almeno questo, che si tratti di onlus o di enti senza fine di lucro. Chiaro che ognuno dei 59 consiglieri curerà l’orticello di casa, il collegio elettorale su cui a pioggia farà cadere tanto ben di Dio. Macché, respingono indignati da destra a sinistra, perché sull’argomento l’accordo è trasversale. L’anno scorso la tentazione di bloccare tutto con la «riforma della contabilità», qualche sussulto in aula, ma poi tutto filò liscio. Il bonus finì in elenchi questa volta «riservati» di assessori e uffici che si impegnarono a distribuirli ai «segnalati». Ma quest’anno si cambia, ha tuonato il presidente della Regione Renzo Tondo al momento di partire con la discussione del bilancio. «Il bonus? Una sciocchezza», si è lasciato andare promettendo una campagna durissima per abolire il privilegio. Per ora solo promettendo perché, alle prime lamentele di consiglieri e partiti, tutto sembra essere già rientrato. Il presidente è a disposizione per un’intervista, assicurava il responsabile del suo staff martedì. Poi più nulla. Il presidente è sempre impegnato, i suoi collaboratori non si fanno più trovare. Silenzio. In attesa del vertice con i partiti di lunedì, quando il «bonus di Natale» diventerà sicuramente merce di scambio in vista dell’approvazione del bilancio. «I contributi? Una forma di democrazia - rientra tra le righe il capogruppo dell’Udc Edoardo Sasco che all’inizio aveva appoggiato Tondo -. E poi sono soldi investiti a fini sociali. Un modo per dare più potere al consiglio, per riequilibrare un eccessivo centralismo». Sempre a spese del contribuente.
Le liste dei beneficiari? Introvabili. Il presidente del consiglio regionale Edouard Ballaman la mattina è a visitare le carceri di Pordenone, il pomeriggio «è in ufficio di presidenza». Non risponde. Non risponderà. «Di cosa si tratta? Dei Bonus? Ahi, ahi, ahi... », si lascia sfuggire uno della segreteria. L’assessore alla Salute e Protezione sociale Vladimir Kosic che dovrà gestire una bella fetta dei «suggerimenti»? «Non c’è - rispondono all’assessorato -. È a Ginevra. Irraggiungibile». Il suo collega Roberto Molinaro responsabile di Istruzione, Formazione, Cultura e Famiglia? «Mi spiace. È a Roma. Credo al Quirinale. Poi ha una serie di incontri. Contattarlo? Impossibile». Nemmeno fosse lui il capo dello Stato. Il numero della regione? Risponde al terzo squillo, ma offre solo il «servizio previsione valanghe», utilissimo per sapere che oggi «il pericolo è in aumento su tutto il territorio alpino per l’intensificarsi di fenomeni nevosi». Ma delle liste nemmeno l’ombra. Alla faccia della trasparenza. «Nessun consigliere ha sprecato nemmeno un euro - assicura Gianfranco Moretton, presidente del gruppo Pd -. Lo scopo è dare un ruolo ai consiglieri. Spesso bastano 3mila euro per consentire a un’associazione di svolgere meglio la propria attività». E le proteste dei vostri alleati dell’Italia dei valori? «Non hanno capito come funziona il meccanismo». «La casta si autotutela - respinge Alessandro Corazza (Cittadini-Italia dei valori) -. Una cifra esorbitante utilizzata per creare clientele ed elettorato». Una vergogna per il Friuli? «Qui almeno si è sollevato il problema.
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