Carmine Spadafora
Napoli I furbetti della scuola avevano trovato una scorciatoia per accaparrarsi una cattedra, una supplenza o, addirittura, unimmissione a ruolo. In due parole, graduatorie gonfiate. Per saltare posizioni, maestri e professori che nella classifica dellUfficio scolastico provinciale di Napoli, erano indietro rispetto agli altri, avrebbero comprato dei punti. Dieci, venti, addirittura 50 o 60 per scalare un elenco con decine di migliaia di colleghi, in attesa di una cattedra.
Naturalmente, non si fa niente per niente, soprattutto nel mondo della corruzione: ogni punto conquistato illegalmente, aveva un costo. Chiamiamola pure tangente. Pare ci fosse addirittura un tariffario. Un giochetto facile facile per i «pirati» informatici, una volta ottenuta la password, che ha consentito loro di entrare nel sistema informatico dellUfficio scolastico.
Ma, il giochetto, è finito male per una sessantina di docenti di scuole elementari, medie e superiori anche se, il numero esatto dei furbetti è ancora da quantificare. Con il prosieguo dellindagine, infatti, quei sessanta circa, potrebbero aumentare. Sicuramente sarebbe lievitato ancora se, lo scandalo non fosse venuto alla luce. Il pm Giancarlo Novelli, della Procura di Napoli, titolare dellinchiesta sulle graduatorie gonfiate, ha configurato a carico dei 60 docenti, autori della «scalata» alla classifica per un posto a cattedra, lipotesi di reato per falso e corruzione.
Lo scandalo è emerso grazie alla denuncia dellUfficio scolastico provinciale di Napoli, retto dal direttore generale Alberto Bottino, recatosi la scorsa primavera in Procura per denunciare al pm Novelli, lesistenza di graduatorie gonfiate. «Nei mesi scorsi, trovammo dei dati sbagliati, che riguardavano le graduatorie a cui attingono direttamente le scuole», spiega il dottor Bottino.
Linchiesta ha accertato che i furbetti della scuola hanno scalato posizioni nella graduatoria grazie a un assalto compiuto da abili esperti informatici, probabilmente estranei al provveditorato ma, che hanno agito quasi certamente, con il fondamentale aiuto di una «talpa» interna allufficio scolastico. Probabilmente proprio un dipendente infedele in servizio allUfficio scolastico («ma non allinterno del mio staff - dice Bottino -: su questo sono pronto a mettere non una, ma entrambe le mani sul fuoco») ha fornito ai «pirati» la password, che ha poi permesso lingresso nei sistemi informatici.
In questo momento, sostiene Bottino, «la mia amarezza è infinita: i docenti sono educatori e formatori e quelli coinvolti in questa vicenda dimostrano, se alla fine le accuse saranno confermate, di non avere nulla di educativo e formativo». Nei loro confronti è stata già adottata una «punizione»: sono stati tolti i punti che erano stati aggiunti in maniera fraudolenta ed è scattata così la retrocessione in graduatoria, al posto in cui erano collocati prima del trucco informatico.
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