Il fronte del «sì» senza vergogna: arruola il Papa come testimonial

RomaNella guerra santa scatenata dai promotori del referendum entra, a pochi giorni dal voto, anche il «fattore Vaticano». Nello stesso giorno, infatti, i fautori delle consultazioni più pazze del mondo - quelle che puntano a dire no al nucleare che non c’è e a bloccare l’inesistente «privatizzazione dell’acqua» - si lanciano in una doppia operazione mediatica. Da una parte si uniscono nella strumentalizzazione delle parole di Papa Benedetto XVI che, parlando dell’emergenza della centrale nucleare di Fukushima, invita «gli Stati a riflettere insieme sull’avvenire a breve termine del pianeta, riguardo alle loro responsabilità verso la nostra vita e le tecnologie». Dall’altra accendono i riflettori su Padre Zanotelli che a Piazza San Pietro riunisce un gruppo di un centinaio di religiosi per una manifestazione a favore del referendum sull’acqua nel luogo simbolo della cristianità, lanciando slogan in grado di toccare facilmente l’immaginario dei credenti: «Signore, aiutaci a salvare l’acqua», «Difendiamo sorella acqua dall’assalto dei privati». Messaggi che si muovono sul binario di una realtà parallela senza entrare nel merito di una consultazione che, in caso di vittoria dei sì, rappresenterebbe uno straordinario assist concesso alle clientele politiche e al Far West delle aziende municipalizzate.
Nel giorno delle grandi mistificazioni, il messaggio del Pontefice, indirizzato agli ambasciatori di tutto il mondo, viene preso, smontato, proiettato in chiave nazionale e interpretato come un timbro apposto a favore di uno schieramento. Benedetto XVI chiede per la sopravvivenza dell’umanità di «rispettare l’uomo e la natura». Aggiunge che «è necessario sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie salvaguardando l’ambiente e l’uomo. L’uomo a cui Dio ha affidato la buona gestione della natura, non può essere dominato dalla tecnica e diventarne soggetto». Un messaggio che, da sempre, è parte integrante della dottrina del suo pontificato. Ma tanto basta a far dire al presidente dei Verdi Angelo Bonelli che il Papa si mobilita «per il futuro del nostro Paese e del nostro pianeta». «Il nucleare - aggiunge - è una fonte di energia insicura che rischia di pregiudicare la vita per sempre». Anche il Pd, naturalmente, legge nelle parole del Pontefice «un richiamo alle priorità vere dell’Italia». Ma la vetta più alta la raggiunge il Tg3 quando nel notiziario delle 14 annuncia l’arruolamento del Papa nel fronte dei referendari. Una improvvisa militanza frenata soltanto dall’assenza di certificato elettorale. «Se il Papa votasse, ora sappiamo dove metterebbe la croce, almeno per il referendum sul nucleare» queste le testuali parole pronunciate dal giornalista. Dalle parti del Pdl è il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo a sposare in pieno la tesi del Pontefice. «Condivido in pieno l’appello del Papa a sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie pulite. Per noi italiani, rinviata la riflessione sul nucleare e nonostante un eccezionale impegno sulle rinnovabili, il rischio di dover utilizzare in maggior misura i combustibili fossili inquinanti nel prossimo futuro è purtroppo reale». E c’è anche chi, come Giuliano Cazzola, introduce un’altro elemento e un’altra prospettiva nel dibattito. «Benedetto XVI ha rivolto un invito ad adottare uno stile di vita rispettoso dell’ambiente ma si è dimenticato di aggiungere che l’energia più pulita è quella elettronucleare».
I referendari, dunque, procedono nel tentativo di toccare le corde più profonde e accendere le paure della pubblica opinione. E lo stesso fanno sull’acqua dove un provvedimento come il decreto Ronchi - che punta semplicemente a rendere obbligatorie le gare per l’assegnazione della gestione di un servizio - viene avvolto da mesi in una cortina fumogena di messaggi tanto stravaganti quanto efficaci.

Una gara a cui è da tempo iscritto Padre Zanotelli che mutua scenari terzomondisti e proietta sul nostro Paese gli slogan sulla sacralità dell’acqua tipici dell’Africa subsahariana. Contribuendo così alla difesa di un sistema che oggi in Italia disperde un terzo delle nostre risorse idriche e non sembra curarsi affatto del destino di «sorella acqua».

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