Paolo Giovanelli
da Milano
Si terrà martedì 5 settembre lincontro tra il sindaco di Milano, Letizia Moratti, e quello di Brescia, Paolo Corsini, per definire il percorso che dovrebbe portare alla fusione di Aem Milano e Asm Brescia, dando così vita a un gruppo con una capitalizzazione di oltre 6 miliardi di euro. Intanto le due società continuano a macinare rialzi in Borsa: Aem ha toccato ieri i 2,05 euro, per chiudere a 2,047 (più 0,32%), mentre Asm ha raggiunto il record di 3,3925 per chiudere a 3,35 euro. Piazza Affari dà così la sua approvazione a una fusione che sembra ormai inevitabile di fronte ai rapidi mutamenti del mercato dellenergia, anche se gli analisti si chiedono come saranno superati alcuni passaggi.
Se infatti Aem può contare sul controllo paritetico di Edison assieme alla francese Edf, Asm ha una quota del 20% in Endesa Italia, controllata all80% dalla spagnola Endesa. In linea di principio le due partecipazioni non confliggono: in fondo Edison ed Endesa Italia possono essere considerate due «fornitori» di Aem e Asm. «Ma considerarli semplicemente fornitori mi pare riduttivo», commentava ieri un analista: e in effetti Endesa ed Edf si pongono come due partner «di peso» tanto per Asm quanto per Aem.
Piuttosto, sono le altre possibili alleanze che stanno attirando lattenzione degli analisti: ieri il Giornale ha riportato che secondo alcuni si stava formando un asse tra Iride (Aem Torino più Amga Genova) e la bolognese Hera, registrando pure che liniziativa era smentita dai bolognesi. Peccato che proprio ieri il Corriere riportasse una dichiarazione del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, secondo il quale «anche Torino e Bologna stanno parlandosi». Fonti torinesi hanno confermato che «ci sono colloqui informali: lidea è buona ma siamo ancora nella fase preliminare, non possiamo concludere che ci sarà un accordo». A quanto risulta al Giornale ci sarebbero stati contatti sia tra Chiamparino e Cofferati, sia tra i manager dei due gruppi. «Si cerca di capire se la cosa ha senso, si stanno ancora valutando costi e risparmi», ha detto una fonte. Secondo gli analisti lasse Torino-Genova-Bologna avrebbe senso non solo da un punto di vista geografico, ma anche da quello dei tempi: aggregare prima Milano e Brescia, e poi gli altri operatori, richiederebbe troppo tempo.
Infine gli analisti sottolineano il «silenzio» che viene dalle ex municipalizzate di Verona e di Trieste-Padova che al momento sembrano tenersi fuori dai giochi per il polo del Nord.
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