G8, no global all’attacco: vendetta per Genova

Su Internet lanciano la V-strategy contro il G8: viola, vendetta e vittoria Sognano il ritorno alla guerriglia. Intanto tornano i controlli alle frontiere. Ricompaiono Caruso e don Vitaliano: la sinistra sconfitta al voto cerca la visibilità

G8, no global all’attacco: vendetta per Genova

Roma - Genova è lontana otto anni. Quella è la ferita aperta, il ricordo vivo, il fallimento: l’euforia finita con violenza, scontri, sangue e non con «un mondo migliore». Questo contro G8 italiano sarà diverso. Si porta in eredità l’uscita dalla politica della sinistra, il tramonto della falce e martello, lo sfaldamento di un movimento italiano unito dalla morte di Carlo Giuliani, ma ora diviso, disilluso. Indebolito anche dall’offuscamento di tutti i miti che avevano sostenuto i «globalcritic», da Seattle al subcomandante Marcos passando per Lula da Silva e l’odio per Bush, ora uscito di scena.
Ma qui in Italia c’è un fatto diverso: il Pd delude, la sinistra estrema prova a riprendersi il suo spazio. E così pure gli antagonisti, che in quest’ultima chance di uscire dall’ombra vogliono rendere «altermondista» persino il terremoto.

L’Aquila con il suo G8 è l’ultimo palcoscenico, si torna in piazza accanto ai terremotati «repressi». Le tendopoli diventano «campi profughi», il campo di accoglienza «strumento di controllo», la protezione Civile un apparato di «militarizzazione e repressione», la difficoltà di collegamenti Internet nelle tendopoli un «controllo militaresco del governo sul corpo e le menti dei terremotati». Si manifesta anche per i desaparecidos dell’Abruzzo, «le vittime che nessuno cerca, quei migranti ammassati come bestie negli scantinati». La guerra è contro «i potenti della terra», le banche, le multinazionali, ma il linguaggio in questo contro G8 è nuovo, plasmato sul dramma dell’Aquila e a tratti sinceramente fuori luogo, tutto costruito intorno all’«epicentro solidale» e al «disagio post-sismico e istanze altermondiste». La piattaforma di lotta è stata già definita, diffusa su tutti i canali Internet ed impostata sul concetto delle «Tre V»: «V come viola (sarà il colore predominante), V come vendetta, V come vittoria». Sarà questo lo slogan: «V strategy».

Manifestazioni in tutta Italia dal 2 luglio, le più grandi il 7 luglio a Roma e il 10 all’Aquila, con partenza da Paganica. Gli investigatori hanno segnato un’altra data: è quella del 4 luglio, corteo a Vicenza contro la base americana Dal Molin. Preparativi su Internet naturalmente, e per la prima volta su Facebook. È nata Indymedia Abruzzo, una costola del sito nazionale degli antagonisti. Il logo è un’aquila arrabbiata che spezza le catene.

Otto anni dopo Genova l’impressione è che la piazza non sarà così grande. Non ci sarà la stessa bizzarra unione di centri sociali estremisti e associazioni cattoliche. Il movimento non è più lo stesso. Qualche faccia rimane. Francesco Caruso, per esempio, il leader della rete no global campana, un’esperienza di due anni in Parlamento (il suo «assassino» a Marco Biagi ha obbligato recentemente la Camera alla revoca dell’immunità). E poi c’è il prete dei no global, don Vitaliano della Sala. Il sacerdote e Caruso hanno fondato insieme il gruppo su Facebook: «No al G8 all'Aquila. Vogliamo case non passerelle». ma gli iscritti sono 4916, pochi calcolando che il movimento si muove e vive nella rete.

Il corteo del 7 a Roma è stato battezzato ironicamente «giornata dell'accoglienza ai potenti della terra». La piattaforma di lotta prevede «una dinamica di blocco della circolazione e della mobilità», con «pratiche creative e intelligentemente radicali», per rivolgere «la nostra degna rabbia ad ostacolare la funzionalità della celebrazione dei potenti della Terra e della loro bancarotta».

Il 10 luglio si sfila all’Aquila, con il miraggio della zona rossa da abbattere, da fare propria: «La simbologia dell’assedio ha un limite. La zona rossa è ora incarnata nell’interdizione del centro storico», scrive su indymedia Antonello Ciccozzi, docente di antropologia all'Università dell'Aquila. Questa si chiamerà «marcia della rinascita» per una «ricostruzione sociale-solidale» e «contro il vertice G8 responsabile della crisi globale». Parteciperanno anche i sindacati Cub e Cobas. Qualche aquilano in realtà si sta già innervosendo. Sabato in una manifestazione sono circolati dei volantini che annunciavano il corteo del 10 luglio «contro la repressione» e nella folla è cresciuta la rabbia: «Siamo estranei», si è dissociato uno dei comitati aquilani, il «3.32».

Dalla notte tra sabato e domenica è scattata la sospensione di Schengen per il G8: chiunque entra o esce dalla frontiera italiana dovrà munirsi di documento di riconoscimento, fino al 15 luglio. In campo per i controlli di sicurezza 15mila uomini delle forze dell’ordine.

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