Appuntamento ad Arcore, nel pomeriggio. Giancarlo Galan ha lasciato ieri Venezia sotto il diluvio e ha trovato un po di sole tra le nuvole in Brianza, a casa di Silvio Berlusconi. Era un po che il premier e il governatore veneto non si vedevano. Ma stavolta cera un fatto nuovo: la lettera aperta al governatore perché non molli la poltrona a Palazzo Balbi. Una mobilitazione partita in sordina in Veneto, un passaparola tra amministratori locali di centrodestra diventato una specie di «manifesto» anti-Carroccio.
Galan non parla al termine dellincontro, ma si intuisce che le cose sono andate bene. Nel suo entourage limpressione è che il colloquio sia stato disteso e familiare. Hanno parlato del quadro nazionale, in particolare dei rapporti con Fini e Bossi, mentre sul fronte della candidatura per le prossime regionali non ci sarebbe ancora niente di concreto. È il segnale che il Doge attendeva, dopo il bombardamento leghista culminato domenica a Venezia, alla festa dei popoli padani. A sentire i leader veneti del Carroccio (Gobbo, Tosi, Zaia) la decisione era ormai presa a loro favore, mancava soltanto la scelta del nome. Invece no.
La lettera-appello è indirizzata soltanto formalmente al presidente della Regione Veneto, perché il vero destinatario è il leader del centrodestra. Il messaggio di sindaci e assessori veneti è chiaro: laccantonamento di Galan equivale a una sconfitta per Berlusconi. Galan è un simbolo del berlusconismo, uno di quelli che era in Publitalia e ha seguito il Cavaliere nellavventura politica fin dalla prima ora, luomo al quale si deve il Passante di Mestre, il Mose, una delle migliori sanità dItalia. Colpire lui significa colpire Silvio: questo è il succo della raccolta di firme.
Lautografo più clamoroso, se ci fosse, sarebbe quello dellonorevole padovano Antonio De Poli, portavoce nazionale dellUdc, tifoso di Galan in Veneto (è stato assessore in due giunte regionali di centrodestra) e fiero avversario di Berlusconi a Roma. De Poli, da buon ex dc (e quindi ottimo Udc) non firma ma si unisce con un comunicato alle centinaia di sottoscrittori: «Ci batteremo con forza e determinazione per non lasciare nelle mani dei leghisti la nostra regione. Vogliamo che chi ci rappresenta continui a portare avanti e a migliorare le peculiarità della nostra terra».
Le firme continuano ad aggiungersi a raffica. In pochi giorni lappello a resistere alloffensiva del Carroccio ha superato le 300 adesioni: parlamentari, consiglieri regionali, sindaci di località grandi e piccole, assessori. Anche se i loro nomi spesso sono conosciuti solamente nel paesello dove mietono i voti, stavolta gli amministratori locali del centrodestra hanno deciso di mobilitarsi.
Era cominciato tutto con il passaparola, appena tre firme: un consigliere regionale e due sindaci. Ora si sono aggiunti un sito internet e una pagina Facebook. Il tam-tam è in gran parte di area Pdl, ma lappoggio dellUdc (che in caso di candidatura leghista difficilmente conserverebbe il posto in giunta, e che vuol mantenere un ruolo chiave negli equilibri regionali) dimostra che la questione non è un fatto interno al duello Pdl-Lega. I toni verso il Carroccio sono pesantissimi: «Scaramucce dove si alternano desolanti minacce, pretese arroganti, inviti a sottomissioni anticipate, che sono il frutto amaro di un vuoto nel quale siamo precipitati». Quasi a dire: noi un leghista non lo votiamo nemmeno sotto tortura. Tra le decine di messaggi di sostegno, sul sito appare anche il nome del monsignore vicentino Liberio Andreatta, vicepresidente dellOpera romana pellegrinaggi: «Uomo intelligente, lungimirante e garante di un equilibrio di differenti forze politiche» è lapprezzamento per Galan.
Il Pd veneto riceverebbe un trattamento più morbido.
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