Cose grosse a Gallipoli. Anche brutte. La squadra di football si è ammutinata, lallenatore si è dimesso, il presidente non paga gli stipendi da quattro mesi, volano sedie, insulti, minacce, schiaffi. Circolano voci bastarde di scommesse eccessive sul risultato secco della partita di lunedì sera contro il Grosseto, 2 a 2 pagato inizialmente a 10 contro 1 poi sceso a 6 contro 1 per il numero montante di puntate, numero strano, sospetto di combine. Così è stato, il finale dellincontro allo stadio di Lecce, dove il Gallipoli è costretto a traslocare a causa dellimpianto sgarrupato del suo domicilio naturale. I Monopoli di Stato hanno segnalato lanomalia, la Federcalcio ha avviato lindagine. Può saltare in aria non soltanto una partita. Giuseppe Giannini, detto Il Principe, è stato squalificato per quattro turni di campionato, alla fine del primo tempo, lunedì sera, aveva tentato di aggredire larbitro Calvarese. Grandoni, pure lui espulso, dovrà stare fermo per tre giornate, Franchini per una. Non percepiranno lo stipendio, per punizione direte voi. No, per comodità di chi da quattro mesi non versa regolare compenso ai dipendenti, calciatori, allenatori, massaggiatori e affini. E non solo: niente acqua calda nelle docce e calciatori che si devono pagare il medico.
Daniele DOdorico è il padrone del club. È un friulano che viene dalla provincia di Udine, ha dimora a Brazzacco di Moruzzo che sarebbe poi Udine, qui è stato anche vittima di una rapina, ha dovuto consegnare orologi e soldi a una gang che si era introdotta in casa. DOdorico tratta finanza, immobili, comunque e dovunque affari e denaro. Il calcio è questo e per questo luomo del Nord ha voluto investire nel profondissimo Sud, Gallipoli. DOdorico è un tipo bizzarro, ama la vita di piacere, gioca su più tavoli di business, oggetto di attrazione dei procuratori di football che credevano di aver trovato la banca dei sogni a disposizione. Questo diceva e questo ancora dice DOdorico a chi gli domanda notizie sul futuro della squadra, se fosse per lui avrebbe comprato anche Kakà e Ibrahimovic, anzi stava per portare in Salento il fenomeno del calcio sudamericano, affare praticamente fatto però gli ultimi accadimenti hanno consigliato i procuratori alla ritirata, puntando verso altre banche. Da sempre DOdorico si fida di Beppe Dossena, ex cursore Toro, campione del mondo nel 1982, consigliere di mercato internazionale ma anche ombra del Principe Giannini. Ombra nel senso che doveva essere lui lallenatore del Gallipoli e qualcuno giura che sarà lui al posto della «prima donna» come DOdorico ha definito Giannini. «Toglietemelo di torno», avrebbe detto il presidente in tribuna lunedì sera quando Giannini è risalito dal campo dopo lespulsione. E qui sarebbero partite parole cattive e qualche gesto violento. Si dice, si parla, si sussurra mentre il Gallipoli non sa quale sarà il proprio futuro, a parte la sfida di campionato contro il capolista Sassuolo. DOdorico ha ordinato il silenzio stampa, i giocatori si sono dati appuntamento in albergo ieri pomeriggio e hanno spiegato la loro posizione, clamorosa, al fischio dinizio con il Grosseto. Si erano fermati, immobili, a centrocampo, come gli omini del calciobalilla, dando le spalle alla tribuna centrale dove stava seduto il presidente. Quindi avevano mostrato la scritta «capisci», sulla maglietta della salute sotto la casacca giallorosa. Larbitro e gli avversari erano a conoscenza dellatto di protesta, così quando Calvarese ha fischiato linizio, quelli del Grosseto si sono passati la palla, come in allenamento; per quaranta secondi è andata in scena una gag che ha fatto già il giro dItalia e dEuropa sui siti internet. «Chiediamo chiarezza e trasparenza, il motivo economico non è quello decisivo anche se importante».
I tifosi stanno con Giannini, lui incontra il presidente DOdorico e alla fine lo convince a emettere un comunicato in cui parla di ripresa dello «stesso cammino che ci ha portato a raggiungere importanti traguardi sportivi». Schiarita? Forse. La piazza è calda, il cielo è basso, il mare mosso. A Gallipoli è carnevale ma questo non è uno scherzo. E vale.