Senatore Maurizio Gasparri, pentìti di Fini alla guida della Camera?
«È la tesi di La Russa: aver sconsigliato a Fini quel ruolo avrebbe forse evitato le troppe incomprensioni con Berlusconi. Una non condivisione quotidiana della vita del governo e del partito non ha certo aiutato».
Prima la Pivetti, poi Casini, adesso Fini: sindrome di Montecitorio?
(Ride) «Mi sembra un’interpretazione chiromantica della politica, da cabala. No, non credo».
Fini, di fatto, ha dato vita a una corrente?
«Questo lo vedremo domani (oggi per chi legge ndr). Mi auguro solo che non ci sia una cristallizzazione su posizioni precostituite. Si discuterà».
E fino ad ora non l’avete fatto?
«Certo che sì. Io, per esempio, ho sostenuto la candidatura della Polverini ed ero per l’allargamento all’Udc. Fini era d’accordo, Berlusconi meno. Su altri temi sono più in sintonia con Berlusconi che con Fini, ma non è un problema».
Ma le correnti non erano metastasi anche per Fini?
«Io, che ne organizzavo una, le dico che in An erano contributo di pensiero ma oggi credo che non abbiano senso».
Eppure ci sono...
«Perché il partito è un mosaico di anime e tradizioni diverse. Ma il Pdl ha un programma che deve vincolare tutti e il faro dev’essere non tradire il patto con gli elettori».
Rispetto alle prime ipotesi di scissioni, gruppi autonomi e strappi Fini ha fatto dietrofront?
«Non ho mai sentito Fini parlare di gruppi autonomi».
Magari lui no ma Bocchino sì.
«Affermazioni sbagliate e censurabili che per fortuna non hanno trovato concretizzazione politica».
Non è pericoloso che la minoranza finiana tenga sotto scacco il Pdl su alcune materie tipo giustizia, intercettazioni, immigrazione, sud, temi etici?
«Legittimo discutere su tutto. Ma mentre su alcuni temi etici credo sia sacrosanto lasciare libertà di coscienza, su altri una volta presa una decisione...».
Tipo?
«Il diritto di voto amministrativo agli immigrati: si discuta tra noi, ma se poi si decide di no, quella è la linea».
In arrivo i «Gianfranchi» tiratori?
«Non penso proprio».
Fini ha ragione a lamentare uno schiacciamento sulla Lega?
«Credo che il Pdl debba fare concorrenza alla Lega avendo posizioni molto severe sull’immigrazione».
Altra critica: governo a trazione nordista. Condivide?
«Le dico solo che quando abbiamo proposto di fare stanziamenti cospicui per risanare i bilanci dei comuni di Catania e Roma anche la Lega ha votato a favore».
Ha avuto modo di dire ai finiani che gli elettori vi vogliono uniti?
«Ho consigliato di fare un giro nei bar: gli elettori vogliono meno frammentazioni, meno partiti, più chiarezza».
Cosa potrà accadere oggi?
«Mi auguro una discussione serena e matura di un partito che, dopo le Politiche, ha vinto le Europee e le Regionali per di più in un periodo di crisi economica».
Se Berlusconi, agli occhi di Fini, non dovesse rispondere in maniera convincente, che può accadere?
«Mi auguro che il partito non si laceri in contrasto con la volontà dell’elettorato. Suggerirei di fare come al Senato».
Ossia?
«In Senato non ci siamo mai divisi e ci consideriamo tutti pidiellini, finiani, non fianiani, ex An o ex azzurri».
Parafrasando Moretti: non facciamoci del male?
(Ride) «Perfetto. Anche se di Moretti preferisco la birra».
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