Gaudenzio di Rimini

È il protettore di Rimini e non va confuso con quello, omonimo, di Novara. Su questo santo c’è poco di conosciuto, ed è presto detto: era originario di Efeso e si era fatto cristiano a Roma, dove aveva ricevuto il battesimo. Ordinato sacerdote, era stato poi mandato a Rimini come vescovo per evangelizzare i dintorni e, soprattutto, contrastare la dilagante eresia ariana. Pare che Gaudenzio abbia indetto un concilio nella sua città, a tale proposito, nel 359. L’anno dopo cadde vittima, per mano del prefetto Tauro, della grande persecuzione di Diocleziano. Purtroppo, però, le date non tornano, anche se le cose andarono davvero nel modo raccontato. Infatti, la grande persecuzione di Diocleziano terminò, per la storia, una sessantina d’anni prima. Ma per martiri così antichi è difficile districare la storia-storia dalle leggende. Ciò perché noi siamo abituati alla storia «dei fatti» (almeno in teoria, perché anche i nostri manuali scolastici sono infarciti di miti e leggende spacciati per storia, anche se con le date giuste), mentre agli antichi interessava solo il simbolo o l’esempio edificante che da una narrazione si poteva trarre. Per questo, insieme a san Gaudenzio, compatrona di Rimini è sant’ Innocenza, la quindicenne di radiosa bellezza che fece perdere la testa allo stesso Diocleziano, quando l’imperatore si trovava di passaggio in città.

La giovane venne blandita in ogni modo ma non si riuscì a piegarla, soprattutto perché si professava cristiana. Seguirono l’arresto e le torture, poi un colpo di spada trapassò la martire verso l’anno 300, un 16 di settembre.

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