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Il gay-pride di Veltroni fa arrabbiare i vescovi

Monsignor Negri: ipocrita far passare le nozze omosessuali come ritocchi legislativi

Il gay-pride di Veltroni fa arrabbiare i vescovi

Roma - Anche se i Dico sono stati apparentemente «sacrificati» con la crisi del governo Prodi, il clima attorno al ddl che riconosce le coppie di fatto e omosessuali non sembra destinato a rasserenarsi. Ieri, con un editoriale del giurista Francesco D’Agostino, il quotidiano della Cei Avvenire ha definito «scelta discutibile» la manifestazione romana dell’Arcigay prevista per il 10 marzo e ha criticato la scelta del Comune di Roma di patrocinarla. «A una manifestazione che abbia come fine ultimo quello di negare quella stabilità, che all’uomo è dato esperire radicandosi nella natura, bisogna dire di no», scrive D’Agostino, precisando subito che quel no «non è rivolto agli omosessuali in quanto tali». È invece un no «a una visione del mondo (che peraltro non tutti i gay condividono) assieme errata e ingenua, quella per la quale la differenza sessuale debba essere ritenuta irrilevante». Avvenire prevede che la manifestazione rivendicherà «il riconoscimento pubblico e legale di un modo altro non solo di vivere la sessualità, ma di pensare la famiglia, le relazioni interpersonali, l’identità individuale e di conseguenza né più né meno la stessa vita collettiva». Una linea «già tracciata dalla Spagna di Zapatero».
Proseguono, intanto, i preparativi per la manifestazione in favore della famiglia che Forum delle famiglie intende organizzare nelle prossime settimane. «La Chiesa tiene alto il confronto - spiega al Giornale il vescovo di San Marino e Montefeltro, Luigi Negri - perché, al di là della non prevedibile evoluzione parlamentare del ddl, ci si è resi conto che siamo di fronte al confronto tra due antropologie diverse. La prima è determinata da un soggettivismo esasperato, la seconda è quella della famiglia naturale così come è stata dettata nella nostra Costituzione da Togliatti, che trova compimento nella concezione cattolica. È un confronto radicale. Non c’è più spazio per l’ipocrisia di chi voleva far passare il riconoscimento delle coppie di fatto e omosessuali come piccoli aggiustamenti legislativi».
Sui Dico interviene, dalle colonne del quotidiano cattolico, anche il vescovo di Aosta, Giuseppe Anfossi, presidente della commissione episcopale «Vita e famiglia», che denuncia un «disprezzo per l’opera dei vescovi» su questo argomento. «Se l’ideazione dei Dico permettesse almeno di ragionare, di portare fatti e argomenti, esaminare situazioni, offrire interpretazioni e confronti, sarebbe già questo un risultato rispettabile».

Invece, ai vescovi vengono solo attribuite intenzioni «retrive»: «Se questo non è pregiudizio, ditemi cos’è».

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